Uno studio commissionato da Refurbed e condotto da Fraunhofer Austria Research ha portato alla luce numeri decisamente interessanti: in Europa si trovano circa 642 milioni di smartphone inutilizzati, accantonati nel corso di poco più di un decennio, e 211 milioni di questi potrebbero essere ricondizionati e reimmessi nel mercato. L'analisi, verificata e certificata da GUTcert secondo le norme ISO 14040/44, ha esaminato l'impatto ambientale, economico e sociale dell'elettronica dimenticata nelle case europee, focalizzandosi in particolare sul potenziale di rigenerazione. La ricerca si basa su dati aggiornati al 2025 e mira a sensibilizzare sull'importanza del riutilizzo in ottica di economia circolare.
Solo nel 2023 sono stati venduti 113 milioni di nuovi smartphone nell'Unione Europea, ma la durata media d'uso di un dispositivo resta ferma a 2,8 anni, nonostante molti modelli ricevano aggiornamenti software per oltre sei anni. Questo ricambio rapido genera un accumulo crescente: nel 2024, si è toccato il record di 1,24 miliardi di dispositivi venduti a livello globale. In parallelo, una recente indagine di Eurostat rivela che quasi il 50% dei cittadini europei conserva i vecchi dispositivi in casa senza smaltirli né rivenderli.
ITALIA TRA I PAESI CON IL PIÙ ALTO POTENZIALE DI RECUPEROTra i 15 Paesi europei analizzati, l'Italia si colloca al terzo posto per numero di dispositivi inutilizzati, con 82 milioni di smartphone dormienti, di cui oltre 26 milioni risultano ancora ricondizionabili. Solo Germania e Francia presentano numeri più elevati: rispettivamente 119,3 milioni di dispositivi dismessi (39,8 milioni rigenerabili) e 96,7 milioni (31,3 milioni ricondizionabili).
Anche in nazioni con popolazione più contenuta, come l'Irlanda, il fenomeno è evidente: su 7,6 milioni di dispositivi accantonati, circa 2,5 milioni potrebbero essere recuperati. Nel complesso, il valore economico potenziale associato a questa massa di smartphone inutilizzati è straordinario e può avere ripercussioni significative sia sul piano ambientale che strategico.
MATERIE PRIME CRITICHE E VALORE ECONOMICO INESPRESSOOgni smartphone contiene solo pochi grammi di metalli preziosi, ma quando si sommano 642 milioni di unità, le cifre diventano enormi: oltre 41.000 tonnellate di metalli si trovano attualmente inutilizzate nei dispositivi dismessi in Europa. Tra questi rientrano 8.916 tonnellate di cobalto, 18 tonnellate di oro, 222 tonnellate di magnesio e 1,8 tonnellate di palladio. Tutte risorse classificate come "materie prime critiche" (CRM) o "materie prime da conflitto" (CM), la cui estrazione è costosa, geopoliticamente delicata e sempre più problematica dal punto di vista ambientale.
Secondo il report, il solo valore dei metalli presenti negli smartphone dismessi supera 1,6 miliardi di euro, mentre il potenziale valore di rivendita, per dispositivi usati con meno di quattro anni, arriva a 6,42 miliardi di euro. In media, uno smartphone usato può essere rivenduto a 200 euro, contro un valore medio dei soli materiali di circa 2,40 euro per dispositivo. Anche a livello familiare, l'impatto non è trascurabile: ogni nucleo domestico europeo conserva in media 6,70 euro in dispositivi inutilizzati.
IMPATTO DEI RIFIUTI E RUOLO DEL RICONDIZIONAMENTOIl report evidenzia come i rifiuti elettronici siano oggi uno dei flussi più critici a livello globale. Nel 2022 sono state generate 62 milioni di tonnellate di e-waste nel mondo, con una media pro capite di 7,8 kg. L'Europa detiene il primato negativo con 17,6 kg per abitante, e l'Italia supera ulteriormente questa soglia con 21,2 kg a persona, per un totale annuo di 1,8 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. Proiettando il trend attuale al 2030, il volume globale raggiungerà quota 82 milioni di tonnellate, aggravando la crisi ambientale già in atto.
Fraunhofer Austria ha calcolato che l'adozione su larga scala del ricondizionamento, unita al raddoppio della durata d'uso dei dispositivi, potrebbe arrestare quasi completamente la crescita dei rifiuti elettronici entro il 2030, con una riduzione stimata del 40%. Inoltre, rigenerare uno smartphone permette in media di risparmiare il 69% delle materie prime critiche necessarie alla produzione di un dispositivo nuovo e fino al 97% per le risorse particolarmente rare come oro, tantalio, stagno e tungsteno.
QUATTRO SCENARI PER UNA STRATEGIA SOSTENIBILE E AUTONOMAPer meglio illustrare il potenziale di una transizione sistemica, lo studio presenta quattro scenari evolutivi:
- S1 – Business as usual: nessuna variazione nei comportamenti, con uso medio a 2,8 anni e dispositivi conservati nei cassetti.
- S2 – Estensione della durata: raddoppio dell'uso dei dispositivi, che vengono sostituiti solo quando irreparabili.
- S3 – Ricondizionamento totale dello stock: tutti i dispositivi idonei oggi inutilizzati vengono rigenerati e rimessi sul mercato.
- S4 – Combinazione S2 + S3: un approccio congiunto che unisce estensione dell'uso e rigenerazione sistematica.
Nello scenario più virtuoso (S4), l'UE potrebbe ottenere tre anni di autosufficienza dalle importazioni di materie prime critiche, risparmiare 24 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti e conservare 8,5 miliardi di metri cubi di acqua virtuale. Un risultato rilevante non solo per la sostenibilità ambientale, ma anche per la resilienza geopolitica e industriale dell'Europa.
UNA RISORSA COMPLESSA E RICCAUn moderno smartphone pesa in media 162 grammi e contiene circa il 40% di metalli, 35% di plastiche e 25% di ceramiche. I componenti principali – batteria, schermo, scocca, scheda logica, sensori – integrano decine di materiali diversi, tra cui metalli di base (come rame e alluminio), metalli preziosi (oro, palladio) e materie prime strategiche (cobalto, terre rare, magnesio). Anche se ogni dispositivo contiene solo quantità minime di questi elementi, l'aggregazione su scala continentale rappresenta un potenziale significativo per tutti e tre i pilastri della sostenibilità: ambientale, economico e sociale.
GUARDATE NEI VOSTRI CASSETTI"Il nuovo studio dimostra quanto sia efficiente - per i consumatori, l'economia e l'ambiente - rimettere a nuovo i vecchi dispositivi inutilizzati. Gli apparecchi possono avere una seconda vita, le risorse vengono conservate, i rifiuti elettronici ridotti e gli utenti traggono un vantaggio economico", dichiara Peter Windischhofer, cofondatore di refurbed.
Paul Rudorf, responsabile del progetto presso Fraunhofer Austria, sottolinea infine: "Il ricondizionamento non solo prolunga la vita dei dispositivi ed evita la produzione di rifiuti, ma permette anche di preservare risorse fondamentali per il nostro futuro. È una strategia chiave per una transizione concreta verso un'economia circolare dell'elettronica".