Abbiamo fatto un bel debunking: le Trad Wives non sono affatto "trad" perché lavorano tutte (e guadagnano milioni)

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(La redazione di fem) Oct 27, 2025 · 4 mins read
Abbiamo fatto un bel debunking: le Trad Wives non sono affatto
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«Sto insegnando a mia figlia che è perfettamente accettabile dipendere da un uomo»: a dirlo, in video, è una giovane e curatissima donna che fa volteggiare per aria una bambina. «Le dico che fare la casalinga è la carriera numero uno a cui dovrebbe aspirare» e «Sottomissione significa semplicemente fidarsi».

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Nella visione di questa donna, le donne esistono per servire, per occupare con grazia lo spazio domestico, altro che ambizioni e carriere, e per essere subalterne al loro partner. Abbiamo parlato delle Trad Wives, le mogli tradizionali che da un paio di anni occupano, invece, lo spazio dei social. E il problema è esattamente questo: la tendenza delle tradwife, anzi questo movimento, è una trappola di ipocrisia e finzione.

Esistono diverse varianti delle trad wives: molte si ispirano apertamente alla Bibbia ("Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore"), e altre si aggrappano - e veicolano - la retorica della "cultura anti-hustle" per legittimare il desiderio di non lavorare fuori casa. Anzi di non lavorare affatto. E questo è ciò che tutte loro hanno in comune: sono donne che a discapito di quanto dicono sono finanziariamente indipendenti. Anzi, sono proprio milionarie. 

altro che casalinghe: le "trad wives" sono delle creator milionarie

Nara Smith: 12, 2 milioni di followers. Racconta del parto in casa del suo quarto figlio, delle sue creazioni culinarie e della sua casa perfetta in cui a comandare è "ovviamente" il marito, spiega che alle donne un lavoro non serve perché tanto "c'è lui" a provvedere alla famiglia, come vuole Dio. Nara Smith però ha un patrimonio di sei milioni di dollari, secondo Celebrity Net Worth. E lo ha perché questi video in cui dichiara di non lavorare per fare la casalinga sono un lavoro, il suo. 

Ballerina Farm, alias Hannah Neeleman: ex ballerina del New York City Ballet, oggi icona della vita rurale e ovviamente domestica nello Utah. I suoi video la mostrano mentre impasta il pane o munge una mucca all’alba. L’immagine è quella di una semplicità bucolica, quasi sacrale. I suoi ricavi annuali, tra YouTube, Instagram e TikTok, linee di prodotti e sponsorizzazioni, superano abbondantemente i tre milioni di dollari. Non esattamente la condizione di chi non ha un lavoro perché "le donne devono dedicarsi alla casa".

Ekaterina Andersen, una donna russo-danese che descrive il suo stile di vita come "ortodossia vissuta" proprone su Instagram un'infinita sequenza di momenti di felicità domestica curati nei minimi dettagli, fa corone di fiori, grembiuli ricamati, uova di Pasqua dipinte a mano e acconciature anni Cinquanta. Ha un negozio su Etsy nel quale le sue creazioni non sono vendute a meno di 200 dollari l'una. E sì: è un lavoro. 

Ma ce ne sono altre, molte altre. Tra queste Gwen Swinarton, Abby Roth o Estee Williams: i loro feed social propongono contenuti identici gli uni agli altri e ovviamente ripetitivi. Sono "mogli tradizionali" che cucinano, sempre partendo da zero, puliscono, fanno la spesa (o coltivano la terra), si occupano dei bambini e si vestono per piacere ai loro marito.

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Costruire una carriera - perché questo è - insegnando ad altre donne come non avere una carriera. Guadagnare soldi assicurando alle donne, alle ragazze, che i loro mariti porteranno a casa il pane. Naturalmente, usare le libertà che il femminismo ci ha concesso per protestare contro il femminismo non è cosa nuova. Ma c'è un limite, o dovrebbe esserci, all'ipocrisia.

Un'altra cosa che accomuna gli account delle trad wife, come accennato all'inizio, è il disprezzo per la hustle culture: quella mentalità che equipara il superlavoro al successo e all'autostima, spesso a scapito della salute mentale e fisica. Ma dichiararsi anti hustle e anti capitaliste o comunque anti multinazionali con un link di Amazon nella bio è un tantinello esagerato. Ma non solo, farebbe ridere se non facesse piangere che la stessa idea della casalinga perfetta anni Cinquanta che tanto emulano è stata inventata nell'America della Guerra Fredda come parte di una più ampia macchina del marketing volta a rafforzare quel capitalismo che tanto dicono di disprezzare

E se non fossero troppo occupate a lavorare producendo contenuti in cui dichiarano che alle donne lavorare non serve, saprebbero che la casalinga tradizionale non rifiuta il capitalismo, lo incarna letteralmente. Perché - quando è vero - il lavoro domestico è un lavoro ripriduttivo funzionale all'arricchimento di chi svolge il lavoro produttivo, è la cura gratuita di chi si arricchisce e in forza di quell'arricchimento ha potere e controllo sulle risorse economiche.