L'orbita terrestre è sempre più affollata, non solo di satelliti attivi ma anche di una crescente quantità di detriti: vecchi satelliti non più funzionanti e stadi di razzi abbandonati che viaggiano a velocità vertiginose, rappresentando un pericolo costante. Affrontare questo problema è una delle sfide tecnologiche più complesse del nostro tempo.
Una soluzione particolarmente ingegnosa arriva ora dal Giappone, dove l'azienda Astroscale, specializzata in sostenibilità spaziale, ha presentato un metodo che potrebbe cambiare le carte in tavola. L'idea è concettualmente semplice, ma complessa nella sua realizzazione: un sistema distribuito e riutilizzabile per "accompagnare" i detriti più grandi verso una fine sicura.
Il cuore di questa nuova tecnologia, appena protetta da un brevetto statunitense, è un approccio a due veicoli.
Un primo satellite, il "servicer", ha il compito di raggiungere e agganciare il detrito spaziale, ad esempio un satellite in disuso pesante diverse tonnellate. Una volta stabilizzato l'oggetto, entra in scena il secondo protagonista: un veicolo più piccolo, soprannominato "shepherd", ovvero "pastore". Il servicer trasferisce il detrito al pastore, il quale ha il compito specifico di guidarlo in una traiettoria di rientro controllato nell'atmosfera terrestre, facendolo disintegrare in modo sicuro sopra aree disabitate, come gli oceani.
La vera svolta di questo sistema risiede nella sua sostenibilità economica e operativa. A differenza di altre soluzioni che prevedono la distruzione del satellite "spazzino" insieme al detrito, il veicolo di servizio principale di Astroscale, dopo aver passato il testimone al "pastore", è libero di tornare in orbita e prepararsi per la missione successiva.
"Questo approccio ci permette di riutilizzare i nostri servicer avanzati, capaci di catturare oggetti di svariate tonnellate, invece di farli bruciare al rientro con i detriti", ha spiegato Mike Lindsay, Chief Technical Officer di Astroscale. Questo non solo abbatte drasticamente i costi di ogni singola operazione di pulizia, ma riduce anche la quantità di materiali potenzialmente dannosi rilasciati negli strati alti dell'atmosfera.
L'azienda non è nuova a queste imprese: sta già preparando il lancio del suo collettore di detriti ELSA-M per il 2026 e, prima della fine del decennio, tenterà di deorbitare uno stadio di razzo grande quanto un autobus con la missione ADRAS-J2. Iniziative come questa non rappresentano solo un progresso tecnologico, ma un passo fondamentale per garantire un uso sicuro e sostenibile dello spazio alle generazioni future.