Adriana Smith è stata trasformata in una incubatrice umana: da questa prospettiva fa male, vero?

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(La redazione di fem) May 22, 2025 · 3 mins read
Adriana Smith è stata trasformata in una incubatrice umana: da questa prospettiva fa male, vero?
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La storia di Adriana Smith è al centro di un accorato dibattito che è partito negli Stati Uniti ma che sta coinvolgendo il mondo intero. Il perché è semplice: sta evocando scenari simili a quelli descritti nel romanzo distopico Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood.

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adriana smith è la prova di quanto poco valga la nostra volontà

Chi è anzi, chi era Adriana Smith: Adriana Smith era un'infermiera trentenne di Atlanta, Georgia, madre di due bambine. Nel febbraio 2025, durante la nona settimana di gravidanza, ha iniziato a soffrire di forti mal di testa e, dopo una visita al Northside Hospital, è stata dimessa con una prescrizione di farmaci. La mattina seguente, il suo compagno l'ha trovata semiincosciente, non in grado di parlare: trasportata d'urgenza all'Emory University Hospital, è stata dichiarata cerebralmente morta a causa di coaguli di sangue irreversibili nel cervello - ma hanno deciso di mantenerla in vita artificialmente.

Nonostante la morte cerebrale, l'ospedale ha deciso di mantenere Adriana in vita artificialmente per permettere al feto di svilupparsi fino alla 32esima settimana, momento in cui potrebbe essere partorito tramite cesareo. Questa decisione è stata presa in base alla legge della Georgia, nota come "legge del battito cardiaco", che vieta l'aborto dopo la sesta settimana di gravidanza, salvo rare eccezioni. La posizione della famiglia è stata chiara: si sono opposti fermamente a questa decisione, desiderando poterle concedere una degna sepoltura ma la legge statale è più importante dell'autodeterminazione delle persone coinvolte e impedisce loro di interrompere il supporto vitale, poiché il feto è considerato legalmente una persona.

Inoltre, i familiari dovranno affrontare i costi del trattamento medico imposto. il caso di Adriana Smith richiama in generale e in particolare un episodio de Il racconto dell’ancella, il nono della terza stagione: "Eroic". La protagonista, June, è costretta a vegliare su Natalie, in coma da oltre un mese, tenuta in vita dai macchinari fino a quando non porterà a termine la gravidanza mentre i suoni dei macchinari e dell'orologio in quella stanza di ospedale le entrano in mente evocandole la canzone "Heaven is a place on earth" del gruppo delle Bangles.

Margaret Atwood ha spesso sottolineato — e con forza — che Il racconto dell’ancella (The Handmaid’s Tale, scritto nel 1985) non è fantascienza, anzi: “Non ho inventato nulla. Tutto ciò che ho scritto è già successo, da qualche parte, in qualche tempo”. Questa dichiarazione è al cuore della potenza disturbante del romanzo.

dalla distopia alla cronaca: per le donne il passo è stato breve

Atwood ha costruito Gilead non partendo da fantasia, ma raccogliendo elementi storici, politici e religiosi realmente esistiti. Casi come quello di Adriana Smith dimostrano che le paure di Atwood non sono punto di arrivo o di partenza di distopie esagerate. Quando una donna cerebralmente morta viene tenuta in vita contro la volontà della sua famiglia per “portare a termine una gravidanza”, non è nemmeno distopia, è cronaca. 

Adriana Smith è morta. Ma il suo cuore continua a battere, non per volontà di tentare una cura miracolosa, non per scelta di Adriana o della famiglia, ma per imposizione. È tenuta in vita da macchinari, come un vaso in cui far crescere una pianta, come un’incubatrice umana a cui è stata strappata la dignitàÈ Gilead senza il filtro della finzione.

Adriana Smith aveva trent’anni e una vita. E ora il suo corpo non è più suo, ma proprietà altrui, di una legge fredda, pensata per ignorare le volontà dell'individuo e quelle dei suoi cari e delle sue care. Perché? Perché un feto – alla nona settimana – vale più della persona, delle persone. Lo chiamano “rispetto per la vita”, ma non si capisce bene per la vita di chi: allora è solo dominio.

È la trasformazione di una donna in contenitore. Il suo corpo, svuotato della coscienza, viene trattato come un campo da coltivare, un contenitore biologico da monitorare, perché il ragionamento di base è che l’essere umano finisce dove inizia una gravidanza. Una maternità senza madre. Un parto senza persona.