Le forme di sostegno più strettamente legate alla quantità prodotta o ai prezzi di mercato risultano le più critiche. Questi incentivi spingono gli agricoltori a incrementare la produttività attraverso l’uso intensivo di fertilizzanti, pesticidi e mangimi, causando danni ambientali come inquinamento delle acque, degrado del suolo, emissioni di gas serra e perdita di biodiversità.
Inoltre, in assenza di vincoli ambientali, tali politiche possono portare alla conversione di aree naturali in superfici agricole o alla delocalizzazione delle produzioni verso Paesi con regolamenti ambientali più deboli. D’altro canto, il rapporto segnala che non tutte le forme di sostegno sono dannose.
I pagamenti legati a risultati ambientali, come la conservazione del suolo o la protezione della biodiversità, tendono a incentivare pratiche più sostenibili. Anche le politiche condizionate a requisiti ambientali, come la rotazione delle colture o il rispetto di limiti nell’uso di sostanze chimiche, mostrano un potenziale positivo.
La complessità dell’interazione tra agricoltura e ambiente impone un’attenta valutazione del contesto locale: fattori come tipo di coltura, condizioni climatiche, caratteristiche del suolo e tecniche di produzione influenzano notevolmente l’impatto ambientale delle politiche agricole. Per questo l’OCSE invita i governi a rivedere gradualmente i sussidi più dannosi, riorientandoli verso strumenti che premino comportamenti virtuosi e approcci agroecologici.
L’agricoltura, se ben governata, può offrire anche benefici ambientali: prevenzione dell’erosione, sequestro di carbonio, conservazione degli habitat, mantenimento della diversità biologica e riduzione dei rischi naturali. La sfida è costruire un sistema di sostegno agricolo che non premi la quantità a discapito della qualità, ma favorisca un modello produttivo in equilibrio con l’ambiente e orientato alla sostenibilità a lungo termine.
Surak 2.05Leggendo la serie di assurdità di questo pseudo studio salta all'occhio di chiunque abbia un minimo di intelletto che non si cita mai il fatto che l'agricoltura sfami il mondo, anzi si contesta pure che quei cavolo di agricoltori vogliono produrre il più possibile, quindi vado a vedere gli autori dello pseudo studio, che va ben oltre alla fuffa tipica dell'OCSE che già di suo è roba da economisti, quindi fuffa e trovo:
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Dr Hugo Valin is a research scholar at the Ecosystems Services and Management Program at IIASA (International Institute for Applied Systems Analysis).
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Eveline Nales (Università e ricerca di Wageningen, master in Scienze ambientali) (questa l'ho trovata in un post di X, poi tradotta dal finlandese)
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Mi chiamo Jussi Lankoski e sono originario di Kankaanpää. Ho studiato al Dipartimento di Economia di Viikki e ho conseguito il dottorato di ricerca in Economia Ambientale nel 2003.
Ho iniziato la mia carriera di ricercatore nel 1994 e fino al 2005 ho condotto ricerche presso il Dipartimento di Economia dell'Università di Helsinki e presso l'MTTL-Agricultural Economics Research Institute, che attualmente fa parte del Natural Resources Institute Finland (LUKE).
Da allora, ho lavorato presso l'OCSE, fatta eccezione per gli anni 2009-2011, durante i quali ero in congedo. Durante il congedo, ho lavorato prima presso l'Agenzia europea per le sostanze chimiche come economista senior e poi presso l'Università di Helsinki come professore di economia della conservazione del Mar Baltico, fino al mio ritorno all'OCSE nel 2012.
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Insomma 3 parassiti uniti dalla mangiatoia pseudo ecologista