Airbus continua a lavorare sull’aviazione sostenibile e di recente ha realizzato un nuovo componente chiave per la sua tecnologia: uno scambiatore di calore stampato in 3D progettato per i motori a idrogeno-elettrici. Il dispositivo, sviluppato dall’australiana Conflux Technology, potrebbe rivelarsi essenziale per il raffreddamento dei sistemi a celle a combustibile previsti nei futuri aerei del programma ZEROe, l’iniziativa con cui il colosso europeo punta a portare in volo il primo aereo commerciale a emissioni zero.
Lo scambiatore è pensato per gestire le elevate temperature generate dai sistemi a celle a combustibile di classe megawatt, una sfida tecnica che richiede materiali resistenti e soluzioni di dissipazione del calore estremamente efficienti. Grazie alla produzione additiva e a sofisticati modelli di fluidodinamica computazionale (CFD), Conflux è riuscita a realizzare un prototipo leggero, compatto e ad alte prestazioni, ottimizzato per l’integrazione aerospaziale. Attualmente il componente è sottoposto a una valutazione del livello di maturità tecnologica, un passaggio obbligato prima di passare alle prove in volo.
«La gestione termica è un fattore abilitante per la propulsione a idrogeno» ha dichiarato Michael Fuller, amministratore delegato di Conflux Technology. «Lavorare con Airbus ci permette di trasformare la nostra esperienza in soluzioni reali, portando la tecnologia dal laboratorio al volo».
Il programma ZEROe, lanciato nel 2020, rappresenta la scommessa più ambiziosa di Airbus nella corsa alla decarbonizzazione. L’obiettivo iniziale era quello di introdurre un aereo a idrogeno entro il 2035, ma i piani si sono recentemente allungati: nel 2025 l’azienda ha annunciato un rinvio di almeno cinque anni, spostando la prospettiva operativa verso il 2040. Le ragioni sono legate al ritmo più lento del previsto nello sviluppo delle tecnologie chiave e, soprattutto, alla difficoltà di creare un’infrastruttura globale per la produzione e la distribuzione dell’idrogeno verde. Contestualmente, Airbus ha ridotto del 25% il budget del programma, pur confermando il proprio impegno a lungo termine.
Nonostante i ritardi, i risultati ottenuti negli ultimi anni indicano un progresso costante. Nel 2023 è stato testato con successo il primo motore a celle a combustibile da 1,2 megawatt, mentre nel 2024 si è conclusa la fase di integrazione con gli stack di celle e i motori elettrici. Parallelamente, la collaborazione con Air Liquide ha portato allo sviluppo del sistema Liquid Hydrogen BreadBoard, un banco di prova per lo stoccaggio e la distribuzione del carburante criogenico. Entro il 2027 è previsto un test a terra completo del sistema di propulsione presso il centro di Monaco di Baviera.
L’ambizione di Airbus, però, non può prescindere dal contesto: senza una rete di rifornimento di idrogeno e una produzione su larga scala di carburante rinnovabile, gli aerei ZEROe non potranno operare commercialmente. Ecco perché l’azienda sta lavorando anche con aeroporti e governi per delineare la futura filiera dell’idrogeno aeronautico.
La strada verso il volo a emissioni zero resta lunga e complessa, ma sviluppi come quello dello scambiatore di calore 3D dimostrano che i tasselli stanno andando al loro posto.