Roma – “I canili sono strapieni“, è l’allarme disperato lanciato dall’Enpa, ovvero l‘Ente nazionale per la protezione degli animali, che sta registrando un sovraffollamento di rifugi e canili su tutto il territorio nazionale. Certo, le cause che stanno portando le strutture per animali abbandonati al collasso sono molteplici, come ad esempio i migliaia di proprietari impauriti che hanno rinunciato a tenere in appartamento molossoidi come Pitbull, Amstaff e Rottweiler dopo gli innumerevoli episodi di aggressioni ai danni di bambini e adulti. “È risaputo che certe razze di cani non prediligono proprietari incensurati – spiega il responsabile dell’Enpa – la predisposizione o comunque l’inclinazione al crimine rende i proprietari più adatti e resistenti a certi tipi di molossoidi“.
Ma non è l’unica causa. Secondo i coordinatori dell’Ente, uno dei motivi principali di questo sovraffollamento è da ricercare nella scarsissima fantasia nella scelta dei nomi per i cani abbandonati: i volontari, nella stragrande maggioranza ex tossici tatuati malissimo o zitelle con i capelli colorati, tendono a deficere in marketing, affibbiando nomi noiosi e decisamente poco accattivanti, rendendo gli stessi cani repulsivi all’adozione. Si calcola che dei quasi 5000 tra canili e rifugi in tutta Italia, i nomi dei cani scelti rimangono inferiori ai 20. “Non possiamo continuare a chiamare un pitbull ‘Zampa’ o un Amstaff ‘Bella’ – racconta uno dei coordinatori dell’Enpa – alcuni rifugi contano fino a 6 ‘Luna’ e ci si ostina a utilizzare nomi come Pluto e Pippo, sapendo di condannare al canile a vita alcuni animali“.
“Stiamo cercando in tutti i modi di invertire questa tendenza, cercando di inserire dei corsi di Marketing negli stessi canili, che ad un primo impatto sembrano S.e.r.t. all’aperto e dove i volontari hanno la stessa probabilità di venire adottati dei cani” – conclude l’Enpa.
Vittorio Lattanzi
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