Allarme creator: YouTube applica ritocchi AI ai video Shorts

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HDblog.it Aug 25, 2025 · 2 mins read
Allarme creator: YouTube applica ritocchi AI ai video Shorts
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Negli ultimi giorni YouTube ha confermato di aver applicato modifiche con l’AI ad alcuni video Shorts senza avvisare preventivamente i creatori, una scelta che ha suscitato non poche perplessità all’interno della community. I primi segnali di questa novità erano emersi dai sospetti di alcuni youtuber, che avevano notato dettagli anomali nei propri video: volti più levigati, capelli resi artificiali e tratti eccessivamente nitidi. Un esempio è quello di Rick Beato, divulgatore musicale seguito da oltre cinque milioni di persone, che ha raccontato alla BBC di essersi accorto che il suo aspetto in video risultava ritoccato senza che lui avesse utilizzato alcun filtro. Stesse impressioni anche per il chitarrista Rhett Shull, che ha definito le correzioni «un’estetica artificiale» e ha denunciato il rischio di minare la fiducia tra creatori e pubblico.

La conferma è arrivata da Rene Ritchie, responsabile editoriale e referente per i creator di YouTube, che su X ha spiegato come l’azienda stia sperimentando sistemi di machine learning per ridurre rumore, correggere sfocature e migliorare la resa visiva di alcuni Shorts. Secondo Ritchie, si tratterebbe di migliorie simili a quelle che da anni vengono applicate automaticamente dagli smartphone durante la cattura di foto e video. L’azienda ha inoltre precisato che non si tratta di generative AI, ma di tecniche più tradizionali di apprendimento automatico, distanziandosi così dalle tecnologie che creano contenuti da zero.

Tuttavia, diversi ricercatori sottolineano come la distinzione semantica sia fuorviante: anche il machine learning rientra a pieno titolo nel campo dell’AI, e l’assenza di trasparenza nell’applicare modifiche non concordate con i creatori resta l’aspetto più critico.

Su Reddit, già da giugno circolavano testimonianze e confronti visivi che evidenziavano anomalie come pelle eccessivamente liscia, pieghe dei tessuti alterate e dettagli deformati in modo innaturale. In molti casi si tratta di differenze percepibili solo affiancando i video originali con quelli corretti dall’AI, ma bastano a sollevare interrogativi sulla linea di confine tra autenticità e intervento algoritmico. Alcuni temono che questa strada possa normalizzare l’idea che i contenuti online vengano “ottimizzati dall’alto”, senza alcun controllo da parte di chi li produce.

Google, che controlla YouTube, ha già puntato molto sull’integrazione dell’AI nei suoi dispositivi Pixel, con funzioni come “Best Take”, che combina espressioni facciali da più foto, o lo zoom assistito da algoritmi che supera i limiti fisici dell’ottica. Anche altre aziende hanno fatto scelte simili: Samsung ha ammesso di aver usato sistemi basati su AI per migliorare le foto della Luna scattate con i Galaxy, mentre Netflix è finita al centro di critiche per alcune rimasterizzazioni di vecchie serie, ritenute innaturali e inquietanti dal pubblico.

La questione centrale, evidenziata da Samuel Wooley, docente all’Università di Pittsburgh ed esperto di disinformazione, riguarda il rapporto di fiducia tra utenti, piattaforme e creatori. La vera domanda, spiega, non è se YouTube stia usando AI generativa o meno, ma se le modifiche non dichiarate rischino di erodere la credibilità dei contenuti online.