Apple è stata citata in giudizio da un gruppo di azionisti in una nuova class action per presunta frode sui titoli, con l'accusa di aver sovrastimato i progressi nello sviluppo di funzionalità avanzate basate su intelligenza artificiale per Siri. La causa, depositata il 20 giugno presso il tribunale federale di San Francisco, contesta alla società di Cupertino e ai dirigenti Tim Cook, Kevan Parekh e Luca Maestri di aver fornito dichiarazioni ingannevoli sullo stato reale di Apple Intelligence, inducendo gli investitori a credere che le nuove funzionalità sarebbero state pronte per l'iPhone 16, lanciato nell'autunno 2024.
Secondo il ricorso (link in FONTE), guidato dall'investitore Eric Tucker, Apple avrebbe omesso di comunicare che le tecnologie AI annunciate alla WWDC 2024 erano ancora prive di un prototipo funzionante, e quindi altamente improbabili da implementare nei tempi previsti. Gli azionisti sostengono che questa discrepanza tra le promesse e lo stato reale dello sviluppo abbia determinato un impatto negativo sulle vendite degli iPhone 16, contribuendo a un crollo del titolo in Borsa e alla perdita di circa 900 miliardi di dollari in capitalizzazione di mercato rispetto al picco di dicembre 2024.
La causa copre il periodo tra il 10 giugno 2024 e il 9 giugno 2025. In questa finestra temporale, Apple ha presentato Apple Intelligence come una delle principali novità per i suoi prodotti, promettendo un Siri più naturale, contestuale e personale, con capacità di azione nelle app e una comprensione avanzata del linguaggio. Queste caratteristiche erano state posizionate come fattore importante per l'acquisto degli iPhone 16. Tuttavia, secondo il documento ufficiale depositato in tribunale, Apple non solo sapeva che queste funzionalità non erano pronte, ma avrebbe deliberatamente deciso di proseguire con le campagne promozionali, compresi spot televisivi con l'attrice Bella Ramsey e video online, tutti successivamente ritirati.
Il 7 marzo 2025 Apple ha annunciato il rinvio indefinito di alcune delle funzioni avanzate di Siri, ammettendo che avrebbero richiesto più tempo del previsto. Le dichiarazioni pubbliche di Robby Walker, senior director responsabile di Siri, rilasciate in un incontro interno, confermerebbero che “Apple ha mostrato le funzionalità prima che fossero pronte”, definendo il ritardo “imbarazzante”. Da quel momento, il titolo Apple ha subito una serie di flessioni: -4,85% il 10 marzo, -5,05% nei due giorni successivi e -7,28% dopo un articolo del Wall Street Journal del 4 aprile che criticava apertamente la campagna marketing dell'azienda.
DELUSIONE ALLA WWDC 2025 E IMPATTO SUL TITOLOAlla conferenza WWDC 2025 del 9 giugno, Apple non ha presentato alcun aggiornamento sostanziale sul fronte Siri. Gli analisti hanno giudicato l'evento deludente, sottolineando come l'azienda continui ad apparire in ritardo rispetto a concorrenti come Google, Microsoft e Amazon nell'ambito dell'AI. Anche in questa occasione il titolo ha perso valore (-1,21% a fine giornata), confermando una tendenza negativa legata alla percezione di un'innovazione incompleta.
Nel ricorso si cita inoltre un report di Morgan Stanley, secondo cui circa il 50% degli utenti che non ha aggiornato il proprio iPhone nel 2024 ha indicato come causa principale il rinvio delle funzionalità Siri. Il ritardo avrebbe così compromesso il previsto ciclo di aggiornamento trainato dall'AI.
LE ACCUSE FORMALI E GLI ELEMENTI A SUPPORTOIl procedimento fa riferimento alle sezioni 10(b) e 20(a) del Securities Exchange Act, sostenendo che Apple e i dirigenti coinvolti abbiano diffuso informazioni false o fuorvianti al mercato. Tra i fatti a sostegno della tesi accusatoria, il ricorso menziona anche vendite significative di azioni da parte degli stessi dirigenti nel periodo in esame: Cook avrebbe ceduto titoli per oltre 81 milioni di dollari, Maestri per oltre 15 milioni e Parekh per almeno 1,4 milioni.
Inoltre, le comunicazioni ufficiali rilasciate da Apple tra giugno 2024 e inizio 2025 — inclusi comunicati stampa, earnings call e dichiarazioni pubbliche — sono state utilizzate come prova della reiterata volontà di rappresentare Apple Intelligence come una funzionalità imminente e pienamente operativa, mentre internamente l'azienda nutriva forti dubbi sulla fattibilità del rilascio entro l'anno.
Alla causa si affianca un secondo procedimento legale, sempre legato a presunte dichiarazioni ingannevoli sulle capacità reali di Apple Intelligence e di Siri. Sebbene l'esito sia ancora incerto, l'azione legale rappresenta un ulteriore elemento di pressione su Apple, in un contesto di crescente attenzione normativa e mediatica nei confronti delle promesse commerciali legate all'AI.