Apple sta rendendo obbligatoria l'automazione delle linee produttive come condizione per gli ordini. La scelta sarebbe collegata alla guerra commerciale avviata dal presidente Donald Trump, comporta costi elevati per i partner della catena di fornitura e riduce le prospettive occupazionali nei nuovi poli manifatturieri.
UN NUOVO MODELLO NELLA CATENA PRODUTTIVAApple ha promosso l'automazione già negli ultimi due anni, ma a partire dal 2025 il processo diventerà più stringente. Stando a quanto riportato da DigiTimes Asia, l'azienda di Cupertino "pianifica di intensificare l'implementazione", rendendo l'automazione "una precondizione per l'assegnazione degli ordini". Ciò significa che i fornitori non potranno più contare su investimenti diretti da parte di Apple, come avveniva in passato, ma dovranno finanziare autonomamente i nuovi macchinari e le linee automatizzate. L'unico incentivo previsto resta l'eventuale aumento dei volumi di ordini.
La spinta riguarda "tutte le principali linee di prodotto, inclusi iPhone, iPad, Apple Watch e Mac". Nella fase iniziale gli sforzi di automazione stanno aumentando i costi e comprimendo i margini dei fornitori, che segnalano anche difficoltà legate all'adozione di bracci robotici e sistemi automatizzati: nelle prime fasi, infatti, la produzione può risultare più lenta rispetto al lavoro di operai esperti. Apple ritiene però che nel medio-lungo periodo questi investimenti porteranno a migliori tassi di resa e a una riduzione delle spese complessive.
SPOSTAMENTI FUORI DALLA CINA E IMPATTO SU OCCUPAZIONEL'intensificazione dell'automazione si lega direttamente al processo di diversificazione produttiva che Apple ha avviato per ridurre la dipendenza dalla Cina a seguito delle tariffe imposte nell'ambito della guerra commerciale di Trump. Secondo l'analisi, la produzione degli iPhone si sta spostando principalmente in India, mentre iPad, Apple Watch, AirPods e Mac trovano nuovi poli in Vietnam. Se inizialmente il trasferimento riguardava solo modelli già consolidati, ora anche i nuovi progetti rientrano nel piano.
L'automazione viene vista come strumento per garantire standard di qualità costanti e limitare la variabilità tra stabilimenti situati in Paesi diversi. Tuttavia, questa strategia ridimensiona uno degli argomenti più citati dal governo statunitense, ovvero il ritorno di posti di lavoro manifatturieri. Una discrepanza evidente se si confronta con le dichiarazioni rese in aprile dal segretario al Commercio, Howard Lutnick, secondo cui "l'esercito di milioni e milioni di persone che avvitano piccole viti per assemblare gli iPhone" si sarebbe dovuto spostare negli Stati Uniti.
C'è un'unica eccezione alla nuova linea finanziaria di Apple: i progetti legati alla neutralità carbonica entro il 2030. L'azienda supporta i fornitori negli upgrade quando questi sono finalizzati al raggiungimento degli obiettivi ambientali, anche se l'automazione non è formalmente inquadrata come misura ecologica bensì come strumento di mitigazione dei rischi produttivi.
Nel frattempo, il trend verso la robotica interessa anche altri protagonisti del settore tecnologico. Tesla e Nvidia hanno accelerato sugli investimenti, con Nvidia che ha presentato il nuovo modulo Jetson AGX Thor, dedicato proprio alle applicazioni robotiche avanzate. Più in generale, aziende come Techman Robot considerano inevitabile la diffusione della robotica industriale. Il presidente Shih-Chih Ho ha osservato che preoccupazioni di breve termine come tariffe e costi di capitale tendono a stabilizzarsi, permettendo alle imprese di procedere con gli investimenti soprattutto in aree come il Nord America.
Al contrario, nel comparto manifatturiero più ampio molti clienti stanno rallentando l'adozione di automazione nel 2025, a causa delle incertezze geopolitiche e del ritardo nell'apertura dei nuovi impianti. La prospettiva, secondo gli operatori del settore, è che la domanda di robotica crescerà nelle fasi successive, quando le linee produttive diventeranno pienamente operative.