Sono passati più di cinquant’anni dall’ultima missione con equipaggio diretta verso la Luna, ma la NASA è ormai pronta a riscrivere la storia con Artemis 2. L’equipaggio che affronterà il viaggio, previsto non prima del 5 febbraio 2026, ha dichiarato durante una conferenza stampa al Johnson Space Center di essere preparato a ogni eventualità.
Il comandante Reid Wiseman, già capo degli astronauti NASA, ha ribadito con fermezza l’impegno del gruppo: «Partiremo quando la navetta sarà pronta e la squadra sarà pronta. Il nostro compito è eseguire questa missione al meglio delle nostre possibilità». La navicella Orion, battezzata “Integrity”, solcherà lo spazio a bordo del razzo Space Launch System, compiendo un viaggio di dieci giorni intorno alla Luna e segnando il ritorno dell’umanità nelle sue vicinanze.
Accanto a Wiseman ci saranno Victor Glover, Christina Koch e l’astronauta canadese Jeremy Hansen. La missione sarà densa di primati: per la prima volta una donna e una persona di colore raggiungeranno lo spazio profondo fino a 14.500 chilometri oltre l’orbita lunare, ben oltre quanto avvenuto con Apollo 13. Per Hansen, al contrario dei colleghi che hanno già esperienza sulla Stazione Spaziale Internazionale, sarà il debutto nello spazio.
Durante l’incontro con i media, Koch ha raccontato un aneddoto legato a Fred Haise, pilota del modulo lunare di Apollo 13.
«Mi ha detto che sentiva che avremmo battuto il loro record. Questo mi ha fatto riflettere: a volte siamo noi a minimizzare l’importanza storica di ciò che stiamo vivendo».
Per lei, la vera sfida è comprendere come il corpo umano si adatti a missioni così lunghe nello spazio profondo, in vista di un obiettivo ancor più distante: Marte. Anche Glover ha invitato a mantenere i piedi per terra.
«Non dobbiamo distrarci pensando alle grandi imprese. Dobbiamo concentrarci su quello che è il prossimo passo giusto da compiere».
Il programma Artemis rappresenta per gli Stati Uniti non solo un traguardo tecnologico, ma anche una questione geopolitica. L’amministratore ad interim Sean Duffy ha parlato apertamente di “nuova corsa allo spazio” con la Cina, sottolineando che l’obiettivo è tornare sulla Luna prima di Pechino. Ma per gli astronauti la parola chiave resta collaborazione: Hansen ha ricordato che la partecipazione dell’Agenzia spaziale canadese dimostra quanto la cooperazione internazionale sia cruciale per il successo.
Il successo di Artemis 2 aprirà la strada ad Artemis 3, la missione che porterà finalmente due astronauti a camminare sul suolo lunare, questa volta nella regione del polo sud. Per Glover, il senso di questa impresa non è una gara ma una staffetta: «Noi passiamo il testimone, e chi verrà dopo di noi poserà i piedi sulla superficie lunare».
Intanto al Johnson Space Center i cartelli scandiscono l’attesa: “Mancano 20 settimane”, ricordano agli astronauti e ai tecnici che il conto alla rovescia è ormai iniziato.