Audio rubato: laptop diventa spia e trasmette voci attraverso i muri

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HDblog.it Jun 17, 2025 · 2 mins read
Audio rubato: laptop diventa spia e trasmette voci attraverso i muri
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Nel mondo digitale la privacy può essere violata in modo sorprendente: certi microfoni MEMS usati in laptop e speaker possono emettere segnali radio contenenti frammenti vocali, intercettabili persino attraverso pareti in cemento spesso fino a 25 cm.

Il meccanismo è semplice: i microfoni convertono l’audio in impulsi digitali che, attraverso i cablaggi interni, generano deboli emissioni elettromagnetiche. Utilizzando una radio FM collegata a un’antenna in filo di rame e un budget di circa 100 €, un attaccante potrebbe captare questi segnali e ricostruire conversazioni private.

Durante i test, il team ha fatto pronunciare frasi standard come “The birch canoe slid on the smooth planks” e “Glue the sheet to the dark blue background”. Le trasmissioni sono emerse chiare anche attraverso pareti spesse circa 10 pollici (25 cm), confermando la vulnerabilità soprattutto nei laptop, dove il microfono è collegato via cavi lunghi, che amplificano l’emissione.

Ciò che sorprende è che non serve avere un’app attiva o un malware: basta che il microfono sia collegato a software come Spotify, Google Drive o Amazon Music per generare emissioni compromettenti. In seguito, utilizzando strumenti di trascrizione tramite AI, i segnali raccolti sono stati trasformati in testo con una precisione del 94,2 % per cifre, anche a 2 metri di distanza oltre il muro, con un tasso di errore del 14 %, quindi comprensibile nella maggior parte dei casi.

Le possibili contromisure individuate dal team includono soluzioni tecniche da implementare già dal design. Ad esempio, spostare i microfoni lontano dai cavi interni o modificare l’elaborazione digitale del segnale. Un’opzione più sofisticata prevede la generazione di “rumore bianco elettromagnetico” per mascherare le emissioni e rendere più difficoltosa la decodifica.

Dal punto di vista dell’utente, al momento le difese sono limitate alla consapevolezza: silenziare il microfono o disattivarne l’alimentazione potrebbe aiutare, ma non elimina il rischio. I produttori sono stati informati e qualcuno ha risposto mostrando interesse, mentre altri hanno declinato, sostenendo che i loro dispositivi rispettano le normative e gli standard industriali.

Le implicazioni sono vaste: nei contesti lavorativi, domestici o governativi, le conversazioni ritenute riservate potrebbero diventare vulnerabili a terzi muniti di semplici attrezzature. Non si tratta di un attacco fisico o di hacking tradizionale, ma di un fenomeno elettromagnetico finora sottovalutato.

Questo fenomeno non è del tutto nuovo: studi precedenti avevano già dimostrato modalità alternative di spiaggio, come l’uso degli altoparlanti per captare audio o le emissioni tramite alimentatori. Tuttavia, l’innovazione del recente studio risiede nell’uso diretto dei microfoni MEMS, componenti ormai onnipresenti nei nostri dispositivi di uso quotidiano.