Bioplastica dalle alghe: la casa del futuro per gli astronauti su Marte?

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HDblog.it Jul 23, 2025 · 2 mins read
Bioplastica dalle alghe: la casa del futuro per gli astronauti su Marte?
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Un gruppo di scienziati dell'Università di Harvard potrebbe aver trovato una chiave di volta per le future colonie umane su altri mondi, e la soluzione arriva da un organismo semplice: un'alga verde. In un esperimento, il team guidato dal ricercatore Robin Wordsworth ha dimostrato che è possibile coltivare alghe in condizioni che imitano fedelmente l'inospitale ambiente marziano. La vera particolarità, però, risiede nel materiale utilizzato per creare l'habitat protettivo: una bioplastica biodegradabile, stampata in 3D, che ha superato un test di pressione cruciale. Questo passo avanti potrebbe rappresentare un cambiamento fondamentale nel modo in cui pensiamo alla costruzione e al sostentamento di basi extraterrestri, rendendo l'idea di una lunga permanenza umana sul Pianeta Rosso un po' più concreta.

Il cuore dell'esperimento ha visto protagonista una comune alga verde, la Dunaliella tertiolecta, inserita all'interno di una camera realizzata in acido polilattico, una bioplastica derivata da fonti naturali rinnovabili. I ricercatori hanno quindi ricreato al suo interno l'atmosfera marziana, estremamente rarefatta, ricca di anidride carbonica e con una pressione superficiale inferiore all'1% di quella terrestre. In queste condizioni estreme, l'acqua liquida normalmente non potrebbe esistere, ma l'ingegneria della camera ha permesso di creare un gradiente di pressione interno capace di mantenerla stabile. Nonostante le difficoltà, l'alga non solo è sopravvissuta, ma ha prosperato, attivando il processo di fotosintesi.

Il successo è legato proprio alle proprietà della bioplastica. Il materiale si è dimostrato in grado di schermare gli organismi dalle dannose radiazioni ultraviolette, lasciando però filtrare una quantità di luce sufficiente per la loro attività biologica. Questo risultato apre a uno scenario incredibilmente affascinante: un sistema a ciclo chiuso.

Come spiegato dallo stesso Wordsworth, "se hai un habitat composto da bioplastica e al suo interno crescono delle alghe, quelle stesse alghe potrebbero produrre altra bioplastica". In pratica, gli astronauti potrebbero "coltivare" i materiali per espandere la propria base, riducendo drasticamente la dipendenza dai costosi e complessi rifornimenti dalla Terra. A differenza dei materiali industriali tradizionali, pesanti da trasportare e difficili da riciclare nello spazio, le bioplastiche potrebbero essere prodotte e riutilizzate direttamente in loco.

Questa ricerca si basa su lavori precedenti dello stesso team, che avevano già esplorato l'uso di aerogel di silice per replicare l'effetto serra terrestre e mantenere condizioni abitabili in ambienti freddi e a bassa pressione. Combinando le due tecnologie, si delinea un percorso sempre più realistico verso habitat spaziali autosufficienti.

I prossimi passi del team prevedono di testare questi sistemi in condizioni di vuoto, rilevanti per future missioni sulla Luna o nello spazio profondo. Ma le implicazioni non si fermano ai confini dell'atmosfera terrestre: lo sviluppo di queste tecnologie, come sottolineano i ricercatori, potrebbe generare importanti ricadute positive anche per la sostenibilità e l'economia circolare anche qui, sul nostro pianeta.