Bioplastica più tossica della plastica tradizionale, rischi per la salute

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HDblog.it May 14, 2025 · 2 mins read
Bioplastica più tossica della plastica tradizionale, rischi per la salute
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L’inquinamento da plastica è una delle sfide più ardue da superare. Negli anni sono state inventate diverse alternative per rendere la plastica più sostenibile e biodegradabile. Un classico esempio è la bioplastica a base di amido di mais, amido di riso e zucchero. Tuttavia, secondo una recente ricerca questa tipologia di plastica è potenzialmente più tossica di quella tradizionale.

Il materiale è comunemente impiegato in prodotti di uso quotidiano come abbigliamento, salviette umidificate, cannucce, posate monouso e molti altri articoli. Nel dettaglio, la nuova ricerca ha evidenziato che un'esposizione prolungata può provocare gravi conseguenze per la salute, tra cui danni agli organi, alterazioni del metabolismo, squilibri della flora intestinale associati a un maggior rischio di malattie cardiovascolari e variazioni nei livelli di glucosio nel sangue. Secondo gli autori, si tratta del primo studio a dimostrare con chiarezza gli effetti negativi di un'esposizione a lungo termine su modelli animali, in particolare sui topi.

I RISCHI PER LA SALUTE

La plastica è nota per la sua tossicità, poiché può contenere oltre 16.000 sostanze chimiche, molte delle quali dannose per la salute umana o per l’ambiente. Alcuni composti comuni, come gli ftalati e il bisfenolo, sono tra i più pericolosi e sono stati collegati a gravi problemi di salute, tra cui disturbi ormonali e tumori.

Negli ultimi anni, le bioplastiche sono state presentate come un’alternativa più ecologica e sicura. Ciononostante, studi precedenti hanno mostrato che non si degradano così rapidamente come promesso dall’industria. Inoltre, mancano ancora sufficienti ricerche sugli effetti che possono avere sulla salute. Nonostante ciò, la produzione di bioplastiche è in forte crescita: nel 2024 se ne sono prodotte circa 2,5 milioni di tonnellate, e si prevede che questa cifra raddoppierà nei prossimi cinque anni.

Come la plastica tradizionale, anche le bioplastiche si degradano in micro-particelle, che possono staccarsi da vestiti o oggetti durante l’uso quotidiano, come il lavaggio dei capi, e finire nell’acqua e nel cibo che consumiamo. Un recente studio ha esaminato gli effetti dell’esposizione alle bioplastiche su diversi gruppi di topi, alimentati per tre mesi con cibo e acqua contenenti livelli considerati realistici di questo materiale, mentre un gruppo di controllo non è stato esposto.

I risultati emersi sono preoccupanti. I topi esposti alle bioplastiche hanno sviluppato lesioni nel fegato, nelle ovaie e nell’intestino. Le sostanze chimiche sono state trovate nei tessuti con alterazioni genetiche e squilibri nella flora intestinale e con possibili effetti anche sui ritmi biologici. Nei topi che avevano assunto dosi maggiori di bioplastica, i danni erano più evidenti.

Gli autori dello studio sottolineano la necessità di ulteriori ricerche, ma i dati già disponibili sollevano seri dubbi sulla reale sicurezza delle bioplastiche, sempre più presenti nella nostra vita quotidiana. Alcuni esperti e attivisti consigliano di ridurre per quanto possibile l’uso di plastica, anche nelle sue versioni “green”, soprattutto in oggetti di uso frequente come utensili da cucina, contenitori e abbigliamento. Anche se non è facile evitarla del tutto, ogni piccolo gesto può contribuire a ridurre l’esposizione.