Omer (TA) – “Minchia se mi è andata bene, picciotti!” È stata questa la prima dichiarazione (confessione mai) rilasciata dal boss della criminalità organizzata don Vito Squartaventri, detto Vito u’ squartaventri, quando ha appreso che la rabbia tempestosa di Bruno Vespa non era rivolta verso di lui e la sua attività ma verso qualcuno che lo meritasse veramente: Jannik Sinner.
“Vi giuro che mi scantai quando vidi il tweet che Vespa ha scritto contro u’ picciotto tedesco monegasco“, riprende il boss, “ma poi mi sono tranquillizzato perché a parte traffico di armi, droga, esseri umani, medicine contraffatte, estorsioni, rapimenti e attentati dinamitardi, non ho mai fatto nulla di male. Io le tasse le evado in Italia, mica vado all’estero“.
In effetti sono stati in molti a rimanere impietriti di fronte alla insolita perentorietà mostrata dal giornalista abruzzese, che ha finalmente mostrato le qualità da giornalista di razza che in questi decenni è sempre stato abilissimo a dissimulare, quelle di chi non teme il potere, chiunque lo stia incarnando, ed è disposto a correre qualunque rischio per incalzare chi cerca di minacciare la civiltà onesta e trasparente che da sempre caratterizza il nostro paese: i tennisti che decidono di non partecipare alla coppa Davis.
Pare che dopo aver letto il tweet di Vespa contro Sinner, il figlio di Totò Riina, che nel 2016 venne ospitato a Porta a Porta abbia dichiarato: “Meno male il tennis non rientra fra gli sport che pratico se no chiddu mi sbranava!“
Augusto Rasori
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