C'è chi dice no: un ignegnere rifiuta 1,5 miliardi $ da Meta per lavorare alla sua AI

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HDblog.it Aug 05, 2025 · 1 min read
C'è chi dice no: un ignegnere rifiuta 1,5 miliardi $ da Meta per lavorare alla sua AI
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Una nuova dinamica sta emergendo nella spietata competizione per i talenti dell'intelligenza artificiale: non sempre l'offerta economica più alta vince. Un numero crescente di ingegneri e ricercatori di spicco sta scegliendo di rifiutare pacchetti retributivi senza precedenti per rimanere fedeli alla missione e ai valori delle proprie aziende.

L'esempio più eclatante di questa tendenza è il caso di Thinking Machines Lab, una startup AI finita nel mirino di Mark Zuckerberg per i suoi nuovi Superintelligence Labs. Secondo un report del Wall Street Journal, il CEO di Meta ha tentato di reclutare dozzine di dipendenti della startup, offrendo compensi astronomici. Tra questi, il co-fondatore Andrew Tulloch, un ingegnere celebre per il suo lavoro in Meta e OpenAI, avrebbe ricevuto un'offerta che, tra stipendio, bonus e azioni, avrebbe potuto raggiungere il valore di 1,5 miliardi di dollari in diversi anni.

La risposta di Tulloch, così come quella di tutti i suoi colleghi e della CEO Mira Murati (che ha respinto anche le trattative per un'acquisizione), è stata un netto rifiuto. Interpellata dal WSJ, Meta ha definito le cifre "esagerate", senza però negare l'aggressiva campagna di reclutamento.

Questo episodio evidenzia un cambiamento culturale decisamente importante. Se in passato i migliori talenti della Silicon Valley si spostavano frequentemente tra le grandi aziende alla ricerca di compensi sempre maggiori, oggi molti pionieri dell'AI sembrano guidati da altre motivazioni. Tra queste, la lealtà verso la missione della propria azienda, il desiderio di plasmarne la direzione e un certo scetticismo nell'applicare tecnologie rivoluzionarie principalmente a scopi pubblicitari o per massimizzare i ritorni per gli azionisti.

Secondo fonti vicine a questi tentativi di reclutamento, la storia di Thinking Machines non è un caso isolato. Meta, nonostante le sue immense risorse, sta avendo un successo limitato nel sottrarre i ricercatori più stimati alle startup concorrenti. Per alcuni dei talenti più ricercati del settore, fattori come la fiducia nella leadership, la condivisione di uno scopo comune e la libertà creativa di lavorare su progetti innovativi al di fuori dell'ombra dei colossi tecnologici stanno diventando un'attrazione più forte persino delle offerte economiche che promettono una ricchezza istantanea.