C'è un motivo se a leggere (e scrivere) i romanzi sono sempre più donne: la sopravvivenza simbolica

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(La redazione di fem) Sep 01, 2025 · 3 mins read
C'è un motivo se a leggere (e scrivere) i romanzi sono sempre più donne: la sopravvivenza simbolica
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C’è qualcosa di sottilmente rivoluzionario nel fatto che, in Italia, a leggere sono sempre di più le donne: tra chi frequenta le librerie, il 63,6 per cento è di identità femminile. Il divario si assottiglia un po’ sull'online, ma resta netto: 56,6 per cento donne vs. 43,2 per cento uomini. Questo sbilanciamento non è un dettaglio, anzi: racconta che sono le donne (e chi si identifica così) il cuore pulsante della narrativa contemporanea. Anche perché le donne leggono spesso ciò che scrivono altre donne. E un motivo, come detto, c'è. 

La letteratura: uno strumento per parlare di corpi

Le idee per trame e progetti editoriali emerse dalle teste femminili sono quelle che oggi modellano le classifiche. Nel 2023, sei dei dieci titoli più venduti in Italia erano firmati da donne. E il romance? Boom clamoroso: tra il 2019 e il 2024 le vendite sono cresciute di un bel +120 per cento.  Il 2024 è stato l’anno delle scrittrici italiane: nel romance, i loro libri sono cresciuti del 48,7 per cento diventando oltre la metà del mercato (52,6 per cento)

c'erano una volta le penne “invisibili”

Prima che “leggere solo autrici” fosse un atto consapevole, c’era una necessità silenziosa: quella di sfuggire ai pregiudizi. Anna Radius Zuccari, meglio conosciuta come “Neera”, suonava ambiguo e proteggeva il suo diritto a esprimersi. Maria Antonietta Torriani si inventò la “Marchesa Colombi” per dare un’aura di serietà ai suoi racconti. 

Sibilla Aleramo invece nascose il suo nome reale – Rina Faccio – dietro un velo di mistero, per raccontare Una donna, una delle storie più feroci sull’emancipazione femminile.

E un po’ come un’eco moderna, c’è la storia di “Nicolas Barreau”: per anni, un nome maschile usato per romanzi romantici, dietro il quale si celava Daniela Thiele. Il romanzo oggi è vivo e vegeto, anzi più vitale di prima, grazie alle penne - alle tastiere - delle donne. Autrici come Stefania Auci, Nadia Terranova, Francesca Giannone, Erin Doom – e autrici straniere come Valérie Perrin – hanno trasformato i bestseller in un habitat fatto di introspezione, memoria, affetti e resistenza. E questo non è un racconto di come si sono evoluti i romanzi “rosa”, ma la narrativa piena, autentica, che nasce dallo sguardo femminile sul mondo.

dal weird alla (ri)scoperta di Margaret Atwood

Sotto i 18 anni, quasi il 75 per cento degli acquisti è femminile. La narrativa firmata da donne è cresciuta del 38 per cento e nelle fasce giovani è ancora più rilevante. E la fantasmagorica scena internazionale? Le donne all'estero sono paladine del weird. Dall’orrore al futuristicamente surreale, la narrativa ‘strana’ è intrisa di prospettva femminile. Pensiamo ad Ursula K. Le Guin, Octavia Butler: riscoperte non solo come fantascienziate, ma filosofe della speculazione.

Andrebbe scritto un saggio di mille pagine solo sulla potenza editoriale di Margaret Atwood, che con Il racconto dell’ancella, non ha venduto solamente dei libri: ha messo in gioco il romanzo come strumento politico e femminista. Partiamo da qui per intuire che c’è allora anche un’altra ragione, meno legata ai numeri e più alla sopravvivenza simbolica.

Molte lettrici scelgono di affidarsi a voci femminili perché lì trovano uno scarto, un antidoto agli stereotipi che hanno infestato la narrativa per secoli. Nei romanzi di autori uomini la donna era, e spesso è ancora, l’angelo del focolare, la musa sacrificata o la femme fatale da punire: figure bidimensionali costruite per riflettere desideri e paure maschili, non per raccontare la complessità di un’esistenza reale.

Leggere autrici diventa allora un atto politico: significa riconoscere che le storie scritte dalle donne sfuggono a quegli schemi claustrofobici e restituiscono personaggi che respirano, che sbagliano, che non sono ridotti a cliché.