Le recenti ondate di calore che hanno investito l'Europa tra giugno e luglio non sono state solo un fenomeno meteorologico estremo, ma un vero e proprio evento letale esacerbato in modo drammatico dal cambiamento climatico. Un'analisi fulminea, la prima mai condotta su un'ondata di caldo in corso, ha stimato che circa 1.500 decessi in dodici città europee siano direttamente attribuibili all'impatto delle attività umane sul clima. Questo studio, condotto da scienziati dell'Imperial College London e della London School of Hygiene & Tropical Medicine e riportato dal NYT, getta una luce sinistra su una minaccia spesso sottovalutata, un "killer silenzioso" che miete vittime lontano dai riflettori.
Mentre eventi come le alluvioni attirano immediatamente l'attenzione mediatica, il bilancio delle ondate di calore è più subdolo ma non meno tragico. I ricercatori stimano che il numero reale di vittime in tutta Europa possa essere nell'ordine delle decine di migliaia, considerando che l'analisi si è concentrata solo su un campione di città.
L'aumento delle temperature, causato principalmente dalla combustione di combustibili fossili, ha reso l'ondata di calore più intensa di 1-4 °C, triplicando di fatto il numero di decessi correlati.
Le città più colpite rivelano un quadro preoccupante. Milano guida questa triste classifica con circa 317 morti in eccesso attribuite al cambiamento climatico, seguita da Barcellona con 286 e Parigi con 235. Anche Roma ha pagato un prezzo altissimo, con 164 decessi stimati. È interessante notare come a Madrid, sebbene il numero assoluto sia inferiore (108), la quasi totalità dei decessi legati al caldo, circa il 90%, sia stata causata dall'aggravamento climatico. Questo si spiega con la posizione centrale della città, lontana dall'effetto mitigante del mare, che subisce in modo più marcato l'aumento delle temperature.
Il servizio europeo Copernicus ha confermato la gravità della situazione, definendo il giugno 2025 come il quinto più caldo mai registrato nel continente, con picchi che in Spagna e Portogallo hanno superato i 46 °C. Ad essere più vulnerabili sono, come sempre, le fasce più deboli della popolazione. Lo studio evidenzia che l'88% delle vittime legate al clima aveva più di 65 anni, persone con condizioni di salute preesistenti come problemi cardiaci, diabete o patologie respiratorie, i cui corpi non riescono a sopportare lo stress termico prolungato.
Di fronte a questa emergenza, i piani d'azione nazionali e le strategie a lungo termine per mitigare l'effetto "isola di calore" urbana, come l'aumento di spazi verdi e blu, diventano non più un'opzione, ma una necessità impellente. Tuttavia, la misura più efficace a lungo termine resta una drastica riduzione delle emissioni di gas serra.