Charlotte, il robot che costruisce case in 24 ore e sogna lo spazio

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HDblog.it Oct 01, 2025 · 2 mins read
Charlotte, il robot che costruisce case in 24 ore e sogna lo spazio
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In Australia è stato presentato un robot dalle sembianze di un grande ragno meccanico capace di stampare una casa in meno di 24 ore. Si chiama Charlotte ed è stato progettato dalle aziende Crest Robotics ed Earthbuilt Technology con l'obiettivo di affrontare la crisi abitativa con abitazioni a basso costo e a ridotto impatto ambientale. Ma il suo futuro potrebbe andare ben oltre i cantieri terrestri, fino a contribuire un giorno alla costruzione di vere e proprie basi lunari.

Charlotte è un esapode autonomo che combina robotica e stampa 3D, trasformando sabbia, terra o detriti da costruzione – come mattoni frantumati – in muri solidi e compatti.

Il sistema sfrutta una tecnica simile all’Earthbagging, un metodo di bioedilizia che consiste nel riempire sacchi o tubi con materiale sciolto e comprimerli per formare strati robusti e resistenti. Tra i vantaggi troviamo tempi ridotti e impiego di materiali reperibili in loco, con un notevole risparmio economico e una riduzione delle emissioni di CO₂ rispetto ai metodi edilizi tradizionali.

Charlotte si propone come una soluzione in grado di costruire rapidamente abitazioni di circa 200 metri quadrati in un solo giorno, offrendo un’alternativa sostenibile alle famiglie e alle comunità più colpite.

Ma il progetto non si ferma alla Terra. Una delle applicazioni più affascinanti riguarda lo spazio: la possibilità di utilizzare Charlotte per costruire habitat sulla Luna. Con il ritorno di NASA e altre agenzie spaziali sulla superficie lunare, la necessità di strutture sicure e durevoli diventa cruciale. Portare macchinari ingombranti nello spazio è complicato e costoso, ma Charlotte è stata progettata per piegarsi e compattarsi, occupando poco spazio nei lanci. Una volta arrivata sul suolo lunare, la sua struttura leggera ma stabile permetterebbe di utilizzare direttamente il regolite – il suolo lunare – come materiale da costruzione, formando cupole e rifugi adatti a proteggere gli astronauti dalle radiazioni e dalle temperature estreme.

Si tratta di un approccio con una differenza sostanziale rispetto alle stampanti 3D di grande scala attualmente sperimentate sulla Terra, che richiedono impalcature e strutture ingombranti. Charlotte potrebbe dare il via a un nuovo modo di immaginare l’architettura spaziale.

Il campo della costruzione extraterrestre è ormai terreno di competizione globale. Negli Stati Uniti, l’azienda ICON sta collaborando con la NASA per sviluppare Project Olympus, un sistema per stampare infrastrutture lunari con materiali locali. Un altro attore, la statunitense AI SpaceFactory, ha già vinto nel 2019 la sfida indetta dall’agenzia spaziale americana per creare habitat stampati in 3D con simulazioni di suolo marziano e lunare.