OpenAI ha in cantiere un piano ambizioso: trasformare ChatGPT in un vero e proprio "super assistente AI" entro la prima metà del 2025. Questa visione, emersa da documenti interni resi pubblici durante il processo antitrust contro Google negli Stati Uniti, parla di uno scenario in cui l’AI sarà sempre più capace di comprendere in profondità l’utente e interagire con il mondo digitale al suo posto. L’obiettivo a quanto pare è fare di ChatGPT un alleato per ogni tipo di attività: dalla gestione delle faccende quotidiane fino a compiti altamente specifici.
La gamma di funzioni previste è ampia: rispondere a domande, suggerire ricette, organizzare viaggi, riprodurre musica, gestire appuntamenti o persino aiutare nella programmazione e nella creazione di presentazioni. Tutto questo senza la necessità di passare da un’app all’altra, ma attraverso un’interfaccia conversazionale che conosce le abitudini e preferenze dell’utente.
Un punto chiave nel progetto è l’integrazione dell’assistente AI in diversi tipi di dispositivi, sia domestici che mobili, così da offrire un supporto pervasivo e continuo. Ma per realizzare questa prospettiva, OpenAI sa di dover affrontare ostacoli rilevanti, primo fra tutti l’ampliamento dell’infrastruttura. Sam Altman, CEO dell’azienda, ha più volte evidenziato l’urgenza di costruire nuovi data center per sostenere l’aumento esponenziale del traffico e delle richieste che ChatGPT riceve ogni giorno.
La concorrenza non resta a guardare. Se da un lato OpenAI guida il settore per diffusione e innovazione, dall’altro colossi come Google, Apple e Meta stanno muovendo pedine importanti. Apple, ad esempio, potrebbe presto consentire agli utenti iOS di scegliere l’AI Gemini di Google per le interazioni con Siri, mentre Meta ha già superato il miliardo di utenti integrando le sue tecnologie AI nelle piattaforme social. OpenAI, consapevole del vantaggio che queste aziende hanno nella distribuzione dei propri servizi, ha accennato alla possibilità di sostenere regolamenti che permettano agli utenti di impostare liberamente ChatGPT come assistente predefinito.
La differenziazione rispetto ai concorrenti passa anche da una cultura aziendale fondata sulla velocità e sul coraggio nell’innovazione. OpenAI punta a rimanere agile, evitando la dipendenza dalla pubblicità e concentrandosi su un modello di sviluppo in grado di adattarsi rapidamente e anticipare i bisogni degli utenti.
Tuttavia, i problemi logistici non sono gli unici da risolvere. Il panorama normativo e le implicazioni etiche legate all’uso dell’AI sollevano questioni complesse. La personalizzazione dei servizi, per esempio, richiede l’accesso a una grande quantità di dati personali, e ciò rende centrale il tema della privacy. Anche il potenziale impatto sull’occupazione, evidenziato da esperti come Dario Amodei di Anthropic, rimane un tema aperto.
Nel frattempo, il settore si muove. Meta ha riorganizzato le proprie divisioni AI per accelerare lo sviluppo, affidando ruoli strategici a figure come Ahmad Al-Dahle e Amir Frenkel. Amazon, con il nuovo team ZeroOne guidato dal cofondatore di Xbox J Allard, lavora su dispositivi smart innovativi. Persino Netflix si è inserita nella partita: Reed Hastings, cofondatore della piattaforma, è entrato nel consiglio di amministrazione di Anthropic per contribuire a un approccio responsabile all’AI.