Un avvocato che rappresenta una multinazionale energetica discute nei dettagli la strategia per sfollare alcune comunità indigene amazzoniche, cercando il modo di ottenere il prezzo più basso nelle trattative. O ancora, studenti che utilizzano l'AI per farsi scrivere intere tesi di ricerca, passo dopo passo. Non si tratta di scenari ipotetici, ma del contenuto reale di alcune conversazioni avute con ChatGPT e Grok, che ora sono emerse online, accessibili a chiunque sappia dove cercare.
Il nocciolo della questione risiede in un meccanismo apparentemente innocuo: la funzione di condivisione. Quando un utente decide di mostrare una conversazione avuta con un chatbot come ChatGPT, genera un link pubblico. Questi link, per loro stessa natura, sono stati in passato indicizzati da motori di ricerca come Google, rendendo di fatto le chat rintracciabili attraverso le giuste parole chiave. Sebbene OpenAI, la società dietro ChatGPT, abbia tentato di arginare il problema rimuovendo l'indicizzazione, il danno in parte era già stato fatto.
La scoperta, portata alla luce da una recente inchiesta della testata Digital Digging, ha rivelato una portata del fenomeno ben più vasta di quanto si potesse temere. Sono oltre 100.000 le conversazioni complete con ChatGPT e Grok che sono state salvate e conservate permanentemente dalla Wayback Machine di Archive.org, il celebre archivio digitale del web.
Questo significa che, anche se i link originali venissero rimossi, una loro copia potrebbe persistere indefinitamente. Ciò che rende la situazione particolarmente preoccupante è che non si tratta di semplici frammenti, ma di dialoghi integrali, che possono contenere informazioni personali, dati sensibili, strategie aziendali o, come visto, contenuti eticamente discutibili.
A complicare ulteriormente il quadro c'è la posizione di Archive.org. Interpellato sulla questione, il direttore della Wayback Machine, Mark Graham, ha confermato di non aver ricevuto alcuna richiesta su larga scala da parte di OpenAI per la rimozione di questi contenuti. Ha inoltre specificato che, qualora OpenAI avanzasse una simile richiesta in qualità di detentore dei diritti, questa verrebbe probabilmente accolta. Fino ad allora, però, le conversazioni rimarranno lì dove sono.