Se pensavate che l’intelligenza artificiale fosse decisamente più acuta delle vecchie tecnologie, forse potreste ricredervi dopo aver letto questo articolo. L’ingegnere Robert Caruso ha deciso di mettere a confronto ChatGPT, il noto chatbot sviluppato da OpenAI, con Video Chess, un gioco per la console Atari 2600 risalente al 1979.
L’idea, nata forse come provocazione o semplice curiosità tecnica, ha avuto un esito a dir poco inaspettato: l’AI di OpenAI è stata messa in seria difficoltà da un software di quasi mezzo secolo fa. Il tutto è avvenuto grazie a un emulatore software, utilizzato da Caruso per far girare Video Chess e simulare una vera e propria partita tra l’Atari e il chatbot.
In un post pubblicato su LinkedIn, Caruso ha raccontato l’andamento della sfida, che potremmo dire sia stata influenzata da molteplici problemi di "comprensione". Secondo l’ingegnere, ChatGPT ha faticato fin da subito a interpretare correttamente il gioco, confondendo le icone stilizzate dei pezzi con la loro reale funzione: scambiava torri per alfieri, commetteva errori tattici basilari come ignorare forchette di pedoni e, in più occasioni, perdeva la cognizione della posizione dei pezzi sulla scacchiera. Nemmeno il passaggio alla notazione scacchistica tradizionale, più chiara e lineare, ha migliorato la situazione.
Caruso non ha risparmiato l’ironia: “ChatGPT ha commesso così tanti errori che verrebbe deriso persino in un circolo di scacchi delle scuole elementari”, ha scritto. La partita, durata circa 90 minuti, si è rivelata un vero disastro per il chatbot, che più volte ha chiesto di ricominciare da capo.
Esperimento curioso a parte, non è un caso che nel passato siano stati sviluppati plugin come ChessGPT, creati appositamente per dare a ChatGPT la possibilità di affrontare partite con logiche dedicate. Anche il confronto con sistemi come Deep Blue, che nel 1997 sconfisse il campione Garry Kasparov, è fuori luogo: quel tipo di intelligenza artificiale era progettata esclusivamente per giocare a scacchi, mentre ChatGPT è un modello linguistico generico.
L’esperimento chiaramente non intacca le potenzialità del chatbot nei suoi ambiti d’uso principali, ma serve come promemoria su quanto sia importante contestualizzare le capacità dell’AI. E, soprattutto, ricorda con una punta di nostalgia che anche le tecnologie del passato, come l’Atari 2600, hanno ancora qualcosa da insegnarci.