Che fine fanno i ricordi quando decidiamo di rimuovere un tatuaggio? Il trend che parla della nostra metamorfosi

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(La redazione di fem) Oct 10, 2025 · 2 mins read
Che fine fanno i ricordi quando decidiamo di rimuovere un tatuaggio? Il trend che parla della nostra metamorfosi
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È curioso osservare che dopo anni (e anni, e anni) in cui i tatuaggi sono stati simbolo di libertà, identità e ribellione, oggi la nuova tendenza sia quella di rimuoverli. È quasi un controcanto sociale: se il tatuaggio era un modo per scrivere sul corpo la propria storia, la sua cancellazione racconta il desiderio di riscriverla? Ma intanto, come sappiamo che sta succedendo?

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Abbiamo indizi concreti, per esempio i numeri del mercato: le cliniche dermatologiche e i centri estetici specializzati in laser stanno crescendo rapidamente e molte aziende del settore riportano un aumento costante della domanda.

In Italia le associazioni di medicina estetica segnalano un incremento annuo di richieste di rimozione dei tatuaggi che va dal 10 al 20 per cento negli ultimi anni. A livello globale ci sono i report (pubblicati da Statista o Grand View Research) che stimano che il mercato della rimozione dei tatuaggi supererà i 5 miliardi di dollari entro il 2030.

Poi ci sono le espressioni delle dinamiche sociali. Sui social vediamo una crescita dei contenuti legati alla “tattoo removal journey”, persone cioè che raccontano l'iter di cancellazione del proprio tatuaggio. 

In fondo, siamo creature in mutamento: ciò che un tempo ci rappresentava, oggi può sembrarci un fardello, un segno di un passato che non ci appartiene più. La moda dei tatuaggi aveva promesso un segno “per sempre”. Ma nella realtà dei fatti cambiamo ogni giorno, ogni minuto: cambiamo lavoro, città, relazioni, persino identità digitali con una rapidità che pochi decenni fa non sarebbe stata nemmeno ipotizzabile.

che fine fanno i ricordi legati a quel disegno

E allora quel disegno perenne sulla pelle diventa un anacronismo, un ricordo ostinato di qualcosa che si è dissolto. E se in passato il tatuaggio era segno di appartenenza - a una tribù, a una sottocultura, a un sé che voleva distinguersi - oggi quella stessa omologazione che lo ha reso “mainstream” lo svuota di significato. Forse. Quando tutti e tutte hanno un tatuaggio, quel tatuaggio smette di essere trasgressione e diventa uniforme. La rimozione, paradossalmente, può allora diventare il nuovo gesto anticonformista: tornare alla pelle “pulita” come recupero di autenticità. Ma forse è solo un "cambiare idea" tutto umano.