Classe 1977, laureata in giurisprudenza e specializzata in diritto internazionale, Francesca Albanese ha lavorato per anni con organizzazioni come UNRWA e UNHCR, dedicandosi alla tutela dei diritti umani e dei rifugiati. Nel 2022 è stata nominata Relatrice speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, un incarico che l’ha resa un punto di riferimento ma anche bersaglio di critiche, soprattutto per le sue prese di posizione nette contro le violazioni perpetrate nei conflitti in Medio Oriente. Con i suoi report, interventi e interviste, Albanese ha costruito una narrazione che intreccia diritto, politica e umanità, cercando di restituire centralità a chi troppo spesso resta invisibile: le vittime civili.
Alessandro Barbero solidale con il popolo palestinese insieme alla Global Sumud FlotillaL’italiana che divide la politica internazionale
Francesca Albanese, 48 anni, giurista ed esperta di diritto internazionale, dal 2022 ricopre il ruolo di Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati. È la prima donna italiana ad assumere questo incarico, che la vede monitorare violazioni e riferire all’ONU sulla situazione a Gaza e in Cisgiordania.
Negli ultimi mesi il suo nome è diventato centrale non solo nel dibattito sul conflitto israelo-palestinese, ma anche nella politica internazionale: il 9 luglio 2025 gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni nei suoi confronti, accusandola di promuovere una “guerra politica ed economica” contro Washington e Tel Aviv.
Perché Francesca Albanese è stata sanzionata dagli USA?
Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha spiegato la decisione con un post su X: "Oggi impongo sanzioni alla relatrice speciale dell’Onu Francesca Albanese per i suoi tentativi illegittimi e vergognosi di spingere la Corte penale internazionale ad agire contro ufficiali e aziende statunitensi e israeliane".
Le sanzioni prevedono il blocco dei beni negli USA, il divieto di ingresso nel Paese e l’impossibilità per cittadini e aziende statunitensi di intrattenere rapporti finanziari con lei.
La misura è arrivata dopo la pubblicazione del suo ultimo rapporto, intitolato From the economy of occupation to the economy of genocide (“Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”), in cui Albanese elenca 45 aziende internazionali (tra cui giganti americani come Lockheed Martin, Google, Amazon, Microsoft, IBM e Palantir) accusate di trarre profitto dalla guerra e dall’occupazione israeliana.
La carriera: studi, incarichi e ONU
Nata ad Ariano Irpino nel 1977, Francesca Albanese si è laureata in Giurisprudenza a Pisa, ha conseguito un master in diritti umani alla SOAS (School Of African Studies) di Londra e un dottorato in diritto internazionale dei rifugiati all’Università di Amsterdam.
Ha lavorato a lungo nelle agenzie delle Nazioni Unite, in particolare all’Alto Commissariato per i diritti umani (OHCHR) e all’UNRWA, l’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi. Ha collaborato come consulente con governi e Ong in Medio Oriente, Nord Africa e Asia-Pacifico.
È anche cofondatrice del Global Network on the Question of Palestine e ha insegnato diritto internazionale in università europee e arabe.
I rapporti che hanno fatto discutere
Fin dal suo primo rapporto del 2022, Albanese ha denunciato l’occupazione israeliana come un "regime deliberatamente possessivo, segregazionista e repressivo", arrivando a parlare di apartheid.
Nel 2023, dopo gli attacchi del 7 ottobre di Hamas e la risposta militare israeliana, ha avvertito che i palestinesi correvano "il grave pericolo di una pulizia etnica di massa".
Nel marzo 2024 ha presentato Anatomia di un genocidio, in cui afferma che "ci sono ragionevoli basi per credere che Israele stia commettendo genocidio a Gaza".
Le critiche e le accuse di antisemitismo
Il suo linguaggio diretto le è costato accuse pesanti. Israele le ha vietato l’ingresso già nel 2023, mentre esponenti americani e israeliani l’hanno accusata di antisemitismo e di minimizzare il massacro del 7 ottobre.
Albanese ha sempre respinto queste accuse, ribadendo che le sue critiche sono rivolte alle politiche dello Stato israeliano, non al popolo ebraico. Nel 2022, 56 esperti di antisemitismo e studi ebraici hanno pubblicamente difeso il suo lavoro, denunciando la campagna di delegittimazione nei suoi confronti.
Le conseguenze pratiche: impossibilità di aprire un conto corrente
Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti a Francesca Albanese hanno avuto un impatto concreto e grave sulla sua vita quotidiana. Come ha raccontato lei stessa, non è in grado di aprire nemmeno un semplice conto bancario, né tantomeno ottenere una carta di credito o affittare un’auto (operazioni normali per chiunque) a causa della sua inclusione nelle liste sanzionatorie statunitensi (SDN List dell’OFAC).
Banca Etica, tra le poche disponibili a volerla supportare, ha dovuto rifiutare la sua richiesta di apertura del conto: le regole antiriciclaggio europee impongono alle banche di bloccare chi si trova in lista OFAC, pena “sanzioni secondarie” che possono compromettere gravemente le operazioni in dollari e i rapporti con il sistema finanziario globale. Albanese ha denunciato: "Non posso neppure affittare un’auto... devo girare con i contanti", descrivendo queste limitazioni come un'azione punitiva e persecutoria della quale "non posso fare quasi niente".
I libri di Francesca Albanese
Oltre ai rapporti ONU, Albanese è autrice di saggi e manuali accademici. Tra i più importanti:
- Palestinian Refugees in International Law (Oxford University Press), scritto con Lex Takkenberg, testo di riferimento sullo status giuridico dei rifugiati palestinesi.
- J’accuse (2023), scritto all’indomani della guerra a Gaza, in cui denuncia le responsabilità della comunità internazionale.
- Quando il mondo dorme (2025), dove racconta il silenzio e l’inazione globale di fronte al conflitto.
Premi e riconoscimenti
Nel 2023 ha ricevuto il Premio Internazionale Stefano Chiarini per il suo lavoro sulla Palestina. Nel 2024 la rivista Passblue l’ha nominata Persona dell’anno dell’ONU. Nel 2025 è stata insignita del Premio Dries van Agt dai Paesi Bassi per l’impegno a favore dei diritti umani.
Francesca Albanese, oggi
Oggi Francesca Albanese è una figura al centro delle tensioni tra diritti umani e geopolitica. Le sue denunce hanno acceso i riflettori sul ruolo delle aziende occidentali nell’occupazione israeliana, ma l’hanno anche resa bersaglio di campagne politiche e mediatiche.
Di fronte alle sanzioni statunitensi ha dichiarato: "Si tratta di una chiara violazione della Convenzione ONU sui privilegi e le immunità. Continuerò a fare quello che devo, anche se sarà una sfida".