La Cina ha mostrato al mondo il prototipo di una piattaforma di difesa planetaria capace di monitorare fino a 1.000 missili in arrivo, sfruttando informazioni raccolte da satelliti, radar, sensori ottici e strumenti di ricognizione distribuiti su terra, mare, aria e spazio. Potremmo definirlo come una sorta ti disposta al Golden dome statunitense.
Il progetto, sviluppato dal Nanjing Research Institute of Electronics Technology e testato dall’Esercito Popolare di Liberazione (PLA), porta il nome di “piattaforma di rilevamento precoce distribuito basata su big data”. L’idea alla base è superare i limiti dei sistemi di allerta tradizionali, che spesso raccolgono dati frammentati da fonti eterogenee. Con questo prototipo, invece, le informazioni confluiscono in un’unica rete in grado di unificare il quadro della minaccia e trasmettere in tempo reale avvisi e tracciamenti ai centri di comando.
Secondo il team guidato da Li Xudong, la piattaforma riesce a coordinare in parallelo fino a mille processi di elaborazione distribuiti sui diversi nodi. Ciò permette non solo di calcolare traiettorie di volo ma anche di distinguere fra testate reali e falsi bersagli, un compito cruciale per aumentare l’efficacia degli eventuali sistemi di intercettazione. I dati elaborati vengono inoltre resi disponibili a più livelli della catena di comando, migliorando la consapevolezza situazionale dell’apparato militare cinese.
Un altro elemento chiave è l’uso del protocollo QUIC (Quick UDP Internet Connections), tecnologia sviluppata inizialmente da Google e qui adottata per garantire trasmissioni sicure e veloci anche in presenza di disturbi o attacchi informatici. Il flusso continuo di dati servirà anche ad alimentare sistemi di AI, con l’obiettivo di raffinare progressivamente la capacità predittiva del sistema.
Come anticipato, il confronto con gli Stati Uniti è inevitabile. Washington, lo scorso maggio, ha lanciato il progetto “Golden Dome”, pensato come una rete planetaria di difesa antimissile. Tuttavia, a oggi non esiste ancora un prototipo funzionante. Secondo il generale Michael Guetlein della Space Force, il programma procede a rilento e le difficoltà maggiori non riguardano le armi, ma la gestione e l’integrazione dei dati. “Abbiamo le informazioni, ma non sono nei posti giusti”, ha spiegato Dan Knight, esperto di sensoristica.
Molti analisti vedono quindi nel sistema cinese una dimostrazione di superiorità tecnologica in un campo strategico. Negli ultimi anni Pechino ha mostrato progressi costanti in settori avanzati come missili ipersonici, laser ad alta energia e tecnologie navali, mentre diversi progetti statunitensi hanno subito ritardi.