Immaginate un trapano capace di perforare il suolo di Marte fino a due metri di profondità, ben oltre la superficie arida e irradiata dal Sole. L'obiettivo è cercare tracce di vita, passata o presente, in strati di terreno protetti, dove potrebbero essersi conservate. Questa è la promessa scientifica unica del rover europeo Rosalind Franklin, un progetto che rappresenta l'ambizione del Vecchio Continente nell'esplorazione del Pianeta Rosso. Eppure, il destino di questa missione, che porta il nome della chimica britannica pioniera nello studio del DNA, è di nuovo appeso a un filo.
La storia della missione ExoMars assomiglia sempre di più a delle montagne russe emotive e programmatiche. Concepita originariamente nei primi anni 2000, ha affrontato un percorso travagliato fin dall'inizio. Il primo grande ostacolo si presentò nel 2012, quando la NASA, partner iniziale, si ritirò a causa di tagli al budget decisi dall'amministrazione Obama. A quel punto, l'agenzia spaziale russa Roscosmos subentrò, fornendo un lanciatore e un lander. Tuttavia, dopo anni di rinvii e superamenti dei costi, proprio quando il lancio del 2022 sembrava finalmente a portata di mano, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha reso impossibile la collaborazione, bloccando nuovamente il progetto.
Con un ammirevole sforzo, l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha trovato ancora una volta il supporto della NASA, che nel 2024 si è impegnata a fornire tecnologie cruciali per un nuovo tentativo di lancio previsto per il 2028. Ora, però, la scure di nuove proposte di tagli al bilancio dell'agenzia americana, avanzate dall'amministrazione Trump, rischia di far precipitare la missione in una nuova crisi. Se i tagli fossero confermati dal Congresso americano, l'Europa potrebbe trovarsi costretta ad andare avanti da sola, affrontando ritardi quasi certi.
Il contributo della NASA non è affatto marginale. L'agenzia statunitense dovrebbe fornire il lanciatore, un sistema di propulsione fondamentale per rallentare il modulo di atterraggio durante la sua discesa nell'atmosfera marziana e le unità di riscaldamento a radioisotopi, essenziali per mantenere il rover operativo durante le gelide notti del pianeta.
Al momento, l'Europa non dispone di alternative tecnologiche pronte all'uso e svilupparle richiederebbe tempo, spingendo la finestra di lancio probabilmente oltre il 2030. Un ritardo del genere non sarebbe una semplice posticipazione, ma potrebbe comportare la necessità di riprogettare alcuni aspetti della missione per adattarsi a una diversa geometria orbitale tra la Terra e Marte.