Clima in tribunale: la Cassazione apre alla giustizia ambientale

https://www.hdblog.it/green/articoli/n626218/cassazione-giustizia-climatica-greenpeace/

HDblog.it Jul 23, 2025 · 2 mins read
Clima in tribunale: la Cassazione apre alla giustizia ambientale
Share this

Una sentenza che potrebbe segnare un prima e un dopo nella lotta alla crisi climatica in Italia. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno stabilito un principio fondamentale: chi contribuisce al cambiamento climatico attraverso le proprie emissioni inquinanti può essere chiamato a risponderne in un'aula di tribunale. Questa decisione storica apre la strada a un nuovo capitolo per la giustizia ambientale nel nostro Paese, allineandolo a quanto già accade in altre nazioni europee.

La vicenda trae origine dalla causa intentata nel 2023 da Greenpeace Italia, ReCommon e un gruppo di dodici cittadini contro colossi come Eni, Cassa Depositi e Prestiti e il Ministero dell'Economia e delle Finanze. L'accusa sosteneva che le loro attività, legate in gran parte ai combustibili fossili, avevano contribuito in modo significativo alla crisi climatica, pur essendo a conoscenza delle conseguenze. Inizialmente, i convenuti soollevarono una questione di giurisdizione, sostenendo che nessun giudice italiano potesse esprimersi su una materia così complessa e globale. Se l'ostacolo fosse stato confermato, avrebbe di fatto sbarrato la strada a qualsiasi futura causa climatica in Italia, sia contro lo Stato che contro le imprese private.

La Cassazione, però, ha ribaltato questa prospettiva, dando piena ragione alle associazioni ambientaliste. I giudici hanno sottolineato come ormai vi sia una certezza scientifica sull'origine antropica del cambiamento climatico, una minaccia grave per i diritti umani che richiede azioni urgenti da parte di tutti, settore pubblico e privato. Un richiamo forte all'Accordo di Parigi e all'obbligo di ridurre rapidamente le emissioni di gas serra, in linea con le più recenti scoperte scientifiche.

Un precedente importante, citato nella stessa sentenza, è quello delle "Anziane per il clima", un gruppo di attiviste svizzere che ha portato il proprio governo davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per inazione climatica, ottenendo una vittoria storica. Anche in Italia, ora, la magistratura riconosce il proprio ruolo complementare ai processi democratici, con il compito di garantire il rispetto dei requisiti legali anche in materia ambientale.

Le reazioni alla sentenza sono state, prevedibilmente, contrastanti. Greenpeace e ReCommon parlano di una "decisione storica" che finalmente permette di ottenere giustizia climatica anche in Italia. "Nessuno, nemmeno un colosso come Eni, può più sottrarsi alle proprie responsabilità", hanno dichiarato, auspicando che ora il processo possa entrare nel merito della questione. Dal canto suo, Eni ha espresso "grande soddisfazione", convinta che nel dibattimento di merito potrà "smontare i teoremi infondati" delle associazioni ambientaliste.

Al di là delle singole posizioni, l'impatto di questa sentenza è innegabile, poiché si apre una nuova via per tutte le future azioni legali in materia di clima nel nostro Paese, rafforzando la tutela dei diritti umani legati alla crisi ambientale. L'Italia si allinea così a nazioni come Olanda, Germania e Francia, dove le cosiddette "climate litigation" sono già una realtà consolidata, con oltre 200 cause aperte. Il prossimo passo sarà vedere come il Tribunale di Roma, a cui ora torna la causa, affronterà nel merito le responsabilità legate alla crisi climatica.