Un incidente sul lavoro in Cina si è trasformato in una vicenda che ha dell’incredibile, grazie a un’operazione chirurgica senza precedenti. Un uomo colpito violentemente da un braccio robotico il 31 maggio ha riportato lesioni tali da lasciarlo in arresto cardiaco e con una paralisi immediata. L’impatto aveva praticamente separato le vertebre cervicali e danneggiato le arterie principali, lasciando il collo collegato al corpo solo da tessuti molli.
Secondo quanto riportato dal sito medico Yixue Jie, l’uomo è stato portato d’urgenza allo Shanghai Changzheng Hospital, dove i medici hanno subito compreso la gravità della situazione. L’unico elemento favorevole era il fatto che il midollo spinale, seppur gravemente contuso, non fosse stato reciso del tutto: una condizione rara che ha reso possibile tentare un intervento di salvataggio.
Il quadro clinico era critico. Le due arterie vertebrali, che portano sangue al cervello, erano compromesse: una ostruita da frammenti ossei e coaguli, l’altra così danneggiata da riuscire a malapena a garantire il flusso sanguigno. La pressione arteriosa del paziente era instabile e per mantenerlo in vita era necessario un continuo supporto farmacologico. A complicare ulteriormente il quadro, la pelle posteriore del collo risultava distrutta, aumentando il rischio di infezioni mortali al liquido cerebrospinale e, di conseguenza, al cervello.
Il dottor Chen Huajiang, direttore del reparto di chirurgia cervicale, ha spiegato al South China Morning Post di non aver mai incontrato in letteratura un caso analogo sopravvissuto. La decisione di operare è stata presa sapendo che qualsiasi minima imprecisione avrebbe potuto causare emorragie da oltre due litri nel giro di pochi secondi. Inoltre, la gravità delle lesioni non permetteva di eseguire gli esami preparatori standard: persino spostare il paziente per una scansione avrebbe potuto causarne la morte.
Il 18 giugno, una squadra multidisciplinare ha eseguito un’operazione durata tre ore, rimuovendo i coaguli, riallineando le vertebre e fissando la colonna cervicale con due placche metalliche di supporto. Si tratta della prima applicazione documentata di questa tecnica in condizioni così estreme. I chirurghi hanno dovuto prendere decisioni al volo, scegliendo la posizione delle viti e valutando ogni minimo movimento per non danneggiare ulteriormente vasi sanguigni e nervi.
Al termine dell’intervento, l’uomo ha ripreso conoscenza e i parametri vitali si sono stabilizzati. Attualmente è in grado di stare seduto con assistenza e di muovere braccia e spalle, ma il percorso di recupero sarà lungo e complesso. I medici restano cauti, poiché le complicazioni possibili restano numerose. La riuscita dell’operazione è stata possibile grazie al lavoro congiunto di ortopedici, rianimatori e anestesisti, capaci di affrontare una sfida mai documentata prima.