Spesso mi chiedete come faccio a scattare le ottime foto che vedete all'interno delle mie recensioni, ma la verità è che quelle foto non sono soltanto "scattate", ma anche "elaborate". Quando voi cliccate quel tasto virtuale tondeggiante, di scatto, il vostro smartphone di solito cattura la scena inquadrata e la elabora in pochissimi istanti, secondi nel caso dei Google Pixel.
Il risultato finale che ottenete è quindi un'interpretazione dello smartphone di ciò che avevate di fronte, in base a come il "software è stato allenato". Siamo stati più volte in Cina, all'interno di questi mega laboratori dove si cerca, tramite dei robot, di ottenere l'algoritmo perfetto per elaborare le nostre foto.
Ma cosa fanno questi enormi robot? Girano per alcuni set fotografici, scattano le foto ed elaborano i dati. Tali dati vengono confrontati con ciò "che piace" alle persone, un gusto generico valutato da un super computer virtuale. Alla fine, ciò che ne esce fuori è il software con il quale i nostri smartphone scattano ed elaborano le foto.
Se il vostro Realme scatta foto con un rosso molto saturo, o un Honor scatta con delle ombre molto decise, è perché i robot dei loro laboratori hanno decretato, a volte anche insieme a un check umano, che quello è lo scatto giusto, quello ideale per voi, per la massa.
Chiaramente capite da soli che tutto ciò si scontra contro tantissimi scogli: i nostri gusti spesso sono diversi gli uni dagli altri e, soprattutto, etnie e continenti diversi potrebbero avere gusti totalmente opposti. Agli asiatici piace la pelle super levigata con toni biancastri, mentre a una popolazione americana potrebbe piacere l'esatto opposto, con un contrasto molto forte della pelle e toni decisi.
Alcune aziende, come Vivo, hanno deciso di trovare la "quadra", una via di mezzo, grazie a partnership strategiche come quella di ZEISS. Vi abbiamo raccontato in un contenuto inedito, direttamente dai laboratori ZEISS dove si svolge la co-ingegnerizzazione con il colosso cinese, di come questa collaborazione serva all'azienda asiatica proprio per compensare la mancata conoscenza dei gusti occidentali.
Quanto detto può sembrare assurdo, ma dopo oltre 200 interviste con CEO, CMO, Marketing Manager e chi più ne ha più ne metta di brand asiatici, quello che ho capito è che non hanno assolutamente un contatto con la realtà. E se il contatto non c'è per queste persone, come possiamo sperare lo abbiano i robot di tali aziende?
ZEISS, in questo caso, fa dei test a mano, con persone che hanno studiato una vita la scienza del colore e l'elaborazione delle immagini. In base ai propri test, permette a Vivo di tarare al meglio l'algoritmo di scatto e i colori che otteniamo dai telefoni Vivo.
Durante l'ultimo viaggio in Svezia, a Göteborg, alla scoperta del rinnovo della partnership tra OPPO e Hasselblad, abbiamo avuto la fortuna di parlare con Bingo Liu, il CEO di OPPO Europa, e ciò che abbiamo discusso con lui è stata una vera boccata d'aria fresca.
COME OPPO STA AFFRONTANDO TALE PROBLEMATICADopo la scoperta di ZEISS c'è stata infatti quella di Hasselblad. Rispetto a ZEISS e Leica, dove comunque si cerca di indurre il consumatore a credere che gli smartphone in collaborazione con tali brand abbiano veramente "fotocamere del brand" o "lenti del brand", qui OPPO e Hasselblad non si nascondono dietro a un dito: la partnership è in primis commerciale.
Hasselblad è un marchio storico, in Occidente quasi dimenticato dalle nuove generazioni, ma in Asia e specificatamente in Cina gode ancora di una popolarità incredibile. Una collaborazione di tal livello serve in primis all'azienda a darsi lustro e OPPO lo sa e non lo nega.
OPPO, però, sfrutta anche l'incredibile know-how di Hasselblad e un po' come fatto da ZEISS e Vivo, qui c'è una co-ingegnerizzazione nel software, nel tuning delle immagini e dei colori (e delle modalità ritratto artificiali).
THE VERGE
DJI acquires majority stake in Hasselblad for its drone cameras
Il produttore cinese di droni ha acquisito la maggioranza di Hasselblad, storica azienda svedese di fotocamere professionali.
Durante la nostra chiacchierata con Bingo Liu abbiamo potuto capire come tale collaborazione serva all'azienda per ottenere smartphone "adatti a tutti". Le foto ottenute da uno smartphone da 300 euro e uno da 1000 euro devono essere simili, perlomeno nei colori e nella gestione di ombre, luci o contrasti.
Può sembrare una banalità, ma è difficilissimo, poiché il rischio, ora che abbiamo l'AI ovunque, è quello di appiattire i risultati del cameraphone di punta e renderli molto simili a quelli del telefono nettamente più economico.
Xiaomi, ad esempio, con Leica è inizialmente andata nella direzione opposta: puntare tutto sullo scatto "PRO". Solo negli ultimi mesi si sta tornando indietro e anche qui si cerca di catturare sia il pubblico generico che quello avanzato, ottenendo insomma un algoritmo di elaborazione d'immagine adatto a tutti.
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D'altronde, mettere il miglior hardware dentro il miglior smartphone non è difficile: basta pagare i produttori e inserire tutto all'interno di un dispositivo, probabilmente molto pesante e con un oblò enorme sul retro. Cercare invece di far rendere un hardware discreto a un livello eccellente è tutta un'altra storia, prendendo ad esempio il caso di Apple. Gli ultimi iPhone Pro hanno un hardware vecchio, ai limiti dell'imbarazzante se pensiamo che il loro teleobiettivo 5X è più piccolo di oltre la metà rispetto a medio gamma economici come un Realme 14 Pro+.
Eppure la vita reale ci dice che le persone apprezzano e comprano iPhone per le foto, per i video, per il software che c'è dietro, per la scienza del colore, ma anche per il ProRAW. OPPO sta cercando di seguire la strategia di iPhone, come anche Vivo o Xiaomi, lasciando grande spazio alle co-ingegnerizzazioni per il software, mentre le aziende cinesi si concentrano su quello che gli è sempre riuscito meglio: l'hardware.
IL CAMERAPHONE HA SENSO? L'HARDWARE FA LA DIFFERENZA?
Le foto che vedrete in questo contenuto sono quasi tutte scattate da OPPO Find X8 Ultra e non posso negarvi che avere tra le mani un hardware così potente e così poliedrico aiuta molto. Avere quattro lunghezze focali che vanno dalla 0,6X e finiscono alla 6X, aiuta ad avere la miglior qualità per ogni inquadratura differente.
Chi ha un iPhone, ad esempio, sentirà l'enorme differenza che c'è tra la fotocamera principale, che offre uno sfocato incredibile e una quantità di rumore minima, e la ultragrandangolare e il teleobiettivo che in notturna diventano praticamente inutilizzabili. Con questo OPPO Find X8 Ultra, invece, ci siamo trovati in piena notte a scattare con le fotocamere secondarie, senza quasi rumore nell'immagine finale. Eppure alle foto mancava ancora qualcosa, erano un po' monotone, mancava quell'aggiunta che ora vi racconto.
COME OTTENERE FOTO TOP: RAW E ELABORAZIONE MANUALESì, per ottenere tutte le mie foto migliori, quelle che ogni volta vi faccio vedere nelle recensioni e che sembrano sempre un po' "scialbe" paragonate agli scatti stock del telefono, io scatto in RAW e modifico le mie foto a mano.
So già che molti di voi alla lettura di queste parole saranno pronti a criticare il fatto che "uno smartphone deve essere buono in punta e scatta", ma questa risposta è sbagliata all'origine, per l'idea che voi avete della "fotografia manuale".
SCATTARE IN RAW NON SIGNIFICA FOTOGRAFARE IN MANUALE
Quando si scatta in RAW stiamo soltanto scegliendo il formato finale del file: JPG/HEIF per quello che viene elaborato dal telefono, DNG/RW2/ORF e via dicendo per gli scatti in RAW non elaborati. Cosa significa questo? Ora cerco di spiegarvelo semplicemente.
Scattare in JPG significa che voi state lasciando libero spazio allo smartphone di scegliere gli ingredienti del vostro piatto preferito. Una volta che avete il piatto finito e cucinato, non potete fare grandi modifiche: sì, potete aggiungere il sale o il pepe ma poco altro. Potete riscaldare il piatto, cuocerlo un po' di più, ma questo potrebbe anche danneggiarlo.
Scattare in RAW significa che voi avete in ordine davanti a voi tutti gli ingredienti possibili per ottenere il vostro piatto, ma non sono ancora mixati o cucinati. Siete voi che potete scegliere quanto cuocere la pietanza, in che modalità, con quali spezie e via dicendo. La cosa bella di scattare in RAW è che voi avete infiniti tentativi di mixare i vostri ingredienti, poiché non avete un risultato fatto e finito. È come essere in un laboratorio dove potete fare infiniti errori fino a ottenere il piatto perfetto.
L'UNICA PARTE MANUALE, PIU' O MENO, E' L'EDITARE LA FOTO
La vera parte manuale di tutto ciò arriva dopo, quando dovete mettervi ai fornelli. Qui, rispetto al lasciare fare tutto allo smartphone, effettivamente c'è una perdita di tempo. Immaginate di scattare 300 foto in un giorno... è impensabile mettersi lì una a una a processarle, colorarle, renderle simili alle altre... è una perdita di tempo incredibile!
Su questo siamo d'accordo, ed è per questo che oggi vi faccio vedere come modifico le mie foto senza tutta questa perdita di tempo. Abbiamo dei requisiti necessari: uno smartphone, un tablet o un computer, l'applicazione Lightroom di Adobe (ma forse anche altre hanno funzionamenti simili) e pochissimo tempo libero per apprendere il funzionamento di base.
LIGHTROOM ED I MIEI PRESET DEGLI SMARTPHONECome vi accennavo in precedenza, ci sono varie tipologie di RAW e ognuna può avere all'interno informazioni differenti. Alcuni, come nel caso di Apple, Samsung o Google, possono avere delle doppie istruzioni: quelle classiche per tutti ma anche alcune specifiche per i propri ingredienti, i propri file.
Queste istruzioni prendono il nome, all'interno di applicazioni come Lightroom, di "Profili". Con tali "Profili" l'applicazione può interpretare le nostre foto. Apple ha il profilo "Apple ProRAW", i Pixel hanno il "Google Pixel" e Samsung ha "Expert RAW" a colori o bianco e nero.
Quando sfruttiamo tali profili proprietari in genere stiamo sfruttando delle "pre-elaborazioni" interpretate dallo smartphone. Abbiamo in pratica degli scatti elaborati JPG all'interno di un file RAW. Un po' come se ci venisse mostrato il risultato finale del possibile miglior mix secondo lo smartphone, o il miglior modo per interpretare quelle informazioni.
In base a questi "Profili Colore" ho creato negli anni una raccolta di "Predefiniti", ovvero impostazioni pronte all'uso utilizzabili con un clic. Quando scatto da iPhone 16 Pro vado su Lightroom, clicco sull'icona dei "Predefiniti", scelgo uno dei cinque preset creati per l'iPhone 16 Pro tra "IP16P1", "IP16P2", "IP16P3", "IP16P4" o "IP16P" e ho già cinque interpretazioni di come a me piacciono le foto.
In pratica, ho modificato cinque volte una foto di iPhone in base a situazioni differenti, come un tramonto o una fotocamera 0,6X anziché una 5X, e ho salvato poi quelle impostazioni come "predefiniti". Se sono in giro per una città, ad esempio, seleziono "IP16P" base e ottengo una foto già modificata e ottimizzata in base ai miei gusti. Tali foto in genere hanno dei neri più cupi, una riduzione della foschia, una leggera vignettatura, dei toni a volte più caldi, dei bianchi elevati ma con alte luci moderate.
La prima volta che ho creato quei preset ci ho perso una trentina di minuti, ma ora che li ho lì pronti a disposizione, mi basta un clic per sfruttarli. Tra lo scatto della foto, l'aprire Lightroom e l'incollare il preset, perdo circa 20 secondi in più del classico scatto. Il risultato finale? Infinitamente migliore, due pianeti distinti.
Tale pratica l'ho quindi poi portata avanti con i vari Motorola, Xiaomi, OPPO, Google Pixel, Samsung, Vivo e via dicendo. In base all'azienda che produce il telefono, ho già un filtro pronto, così da poter scattare sempre in RAW ma senza mai perdere tempo.
La cosa comoda per voi? Vi basta importare su Lightroom una mia foto RAW con il preset applicato, copiare il preset nelle vostre impostazioni e lo avrete lì pronto all'uso, senza perdere tempo.
Tendenzialmente nessuno vi offrirà dei predefiniti gratuitamente, poiché ci avrà perso ore e ore ad affinarli, ma io non ho alcun interesse ad avere un tornaconto economico. Il mio unico scopo qui è fare divulgazione e aiutarvi a districarvi in questo mondo tecnologico.
Se iniziate a utilizzare applicazioni come Lightroom, Snapseed, Capture One, DarkTable o RAWTherapee, per me è già una vittoria e tale notizia sarebbe il "pagamento" migliore che possa desiderare.
Trovo davvero superfluo, infatti, continuare a vedervi spendere soldi per l'ennesimo nuovo top di gamma, l'ennesimo iPhone che migliora nel software ma non nell'hardware, quando poi l'elaborazione digitale appiattisce i risultati.
Senza considerare il fatto che la vostra foto può avere i colori migliori del mondo e le tonalità della pelle migliori del mondo, ma se la foto è composta male avrete sempre una brutta foto. La composizione, per quanto mi riguarda, è il 70-80% di una foto.
COME SCARICARE, IMPORTARE ED UTILIZZARE I PRESET: IL TUTORIAL
- Primo passo: scaricare i DNG/RAW con già all'interno le modifiche dei preset. (link in basso su BOX)
- Secondo passo: aprire la foto DNG/RAW su Lightroom
- Terzo passo: appena le impostazioni si sono caricate, cliccare sui tre puntini in alto e selezionare "Crea Predefinito".
- Quarto passo: selezionare le impostazioni che si vogliono salvare, ad esempio se includere il profilo colore o meno, e dare un nome. Cliccare la spunta per salvare nel gruppo scelto.
- Quinto passo: Aprire una foto su Lightroom e cliccare "Predefiniti", "Dell'utente" e selezionare la cartella dove si sono salvati i preset.
- Sesto passo: selezionare il preset scelto e dare l'ok. Fatto ciò controllare che l'esposizione del bianco ed il profilo colore scelto siano corretti.
- Settimo passo: procedere ad ottimizzare se necessario qualche impostazione di "Luce" e "Colore" o creare delle maschere.
- Ottavo passo (facoltativo): se state modificando più foto potete copiare le impostazioni tramite e tre puntini e sempre tramite i tre puntini potete incollare le impostazioni in una foto differente.
COMPORRE UNA FOTO E' COMPLICATO, MA LE AZIENDE LO IGNORANO.
Continuiamo ad assistere a ore e ore di presentazioni dove ci vengono inculcate nozioni sulla grandezza del sensore, su quante lenti asferiche ci sono, su come l'AI ricostruisce i dettagli di una foto e su come possiamo cancellare con la gomma magica le persone e gli oggetti. Ma nessuno ci insegna a scattare una bella foto, a comporla.
Sempre Bingo Liu, il CEO di OPPO Europa, ci raccontava di come ogni volta si scontrino con difficoltà enormi, come il dover spiegare cosa sono le lunghezze focali. Già, perché per il 99% della popolazione terrestre che utilizza uno smartphone, esiste "lo zoom", esistono le dita che vanno a zoomare o meno la foto, ma spesso non sanno neanche che si sta passando da una fotocamera all'altra, da una lunghezza focale all'altra.
Quello che manca all'interno degli smartphone, soprattutto i cameraphone, è un tutorial interattivo che ti spieghi le basi della fotografia. Un'AI che in tempo reale ti aiuti a comporre, ti dia consigli su quale lunghezza focale è meglio utilizzare, su come posizionare un elemento all'interno dell'inquadratura per dare più o meno profondità e via dicendo.
L'unica azienda che si sta muovendo in questa direzione è Google con i propri Pixel. Le varie funzioni di intelligenza artificiale come "AddMe" sono spiegate con tutorial semplicissimi e aiutano le persone a ottenere belle foto senza perdite di tempo. Anche con i prossimi Pixel 10 l'azienda sembra intenzionata a integrare ulteriori funzioni legate alla fotocamera che aiuteranno l'utenza "newbie" a sfruttare il pieno potenziale dei Pixel.
Immaginiamo una sorta di Gemini Live, ad esempio, che ci aiuti a capire dove collocare il soggetto nella foto, o che ci possa suggerire quale lunghezza focale utilizzare, o se ad esempio ci dobbiamo spostare perché siamo in controluce e via dicendo.
I MIEI CONSIGLI, OLTRE LO SCATTO.Assunto che stare qui a spiegarvi la composizione e tutto ciò che c'è dietro una foto è molto difficile, se non impossibile (magari potremmo dedicare dei mini articoli a questo argomento), ad oggi cerco di semplificarvi tutto quello che c'è dopo. Se già riuscite a eliminare la post-produzione, magari riuscirete a concentrarvi su tutto quello che c'è prima.
E questo è proprio il bello di avere una post-produzione: poter scattare senza pensare al bilanciamento del bianco, tanto lo sistemi dopo, allo zoom digitale, perché tanto puoi ritagliare dopo, a che filtro usare, perché tanto scegli il tuo preset e lo modifichi dopo! Tutto ciò che deve catturare il tuo interesse è la composizione della fotografia, tutto lì.
I CAMBIAMENTI DA TENERE D'OCCHIO: BILANCIAMENTO BIANCO E COLORI
Una volta scaricati i RAW con i preset applicati, importati su Lightroom e salvati tra i vostri predefiniti (da telefono basta cliccare i tre puntini e "creare un predefinito"), vi basterà scegliere quello migliore e tenere d'occhio alcuni cambiamenti.
Il preset generico si adatta un po' a tutti gli smartphone Android, ma a volte anche a iPhone, ma potrebbe avere un bilanciamento del bianco scorretto, che potete cambiare sotto la sezione "Colore". Ogni tanto capiterà anche di dover aggiustare al volo sotto "Luce" i neri, le alte luci o l'esposizione. Vi capiterà anche la foto in cui volete rendere i verdi più gialli o più verde scuro, e per quello potete usare i selettori sotto "Colore".
L'AI NON PUO' UTILIZZARE LE MASCHERE, VOI SI'
Una cosa che spesso viene data per scontata è l'utilizzo delle maschere. Cosa sono? Delle sezioni di foto che selezioniamo e modifichiamo, senza però cambiare il resto dell'immagine. Prendiamo il caso di alcuni ritratti fatti in notturna con l'OPPO Find X8 Ultra: eravamo alle 23 di notte e non volevo usare il flash per rendere la foto innaturale. Ho quindi scattato in automatico e in RAWmax (tipo il ProRAWmax di Apple) e solo in post-produzione ho cliccato sul simbolo "maschera" su Lightroom e ho scelto "Seleziona Soggetto".
Anche qui, con l'AI, fare una maschera ormai è un gioco da ragazzi. Ormai c'è anche il rilevamento automatico degli oggetti e dei soggetti, nel reparto della gomma magica, che anche qui sfruttandolo su un file RAW vi permette di utilizzare al meglio tutte le informazioni presenti nel file.
Una volta creata la maschera, molto probabilmente in automatico o con il pennello, possiamo dare risalto ai nostri soggetti o oggetti. Nel caso della nostra modella, ho quindi puntato ad alzare tantissimo i bianchi e poco l'esposizione, tenendo moderate le alte luci. Ho poi dato un pizzico di Nitidezza, Texture e Chiarezza, perché non era perfettamente a fuoco, e infine ho creato una seconda maschera con il pennello per dare un tocco in più di lucentezza ai capelli.
Nessuna AI avrebbe potuto interpretare così bene le mie istruzioni e, probabilmente per lo stesso risultato, avrei dovuto richiedere 20 modifiche, perdendo alla fine molto più tempo di una lavorazione manuale. La cosa più bella poi, alla fine? La soddisfazione di aver ottenuto questo risultato con le vostre mani, con le vostre capacità.
ADDIO NUOVO TOP DI GAMMA!
Una volta "masterato" l'utilizzo del software, come dicono i giovani d'oggi, ecco che non sentiremo più la necessità di un nuovo top di gamma. Ogni tanto riguardo le foto scattate da un "vecchio" Xiaomi 13 Pro di ormai quasi tre anni fa e penso che in questi tre anni non ho avuto un vero beneficio hardware. Le mie capacità di fotografo e di "editor" sono migliorate, certo, ma se mi tornasse tra le mani quello smartphone non sentirei la mancanza di un Vivo X200 Pro o di un OPPO Find X8 Ultra. Chi ha un ancora ottimo OPPO Find X5 Ultra non sentirebbe troppo la necessità di avere un Find X8 Ultra.
Soltanto quando l'hardware è al suo limite o c'è una nuova funzione che richiama la nostra attenzione, come magari un telemacro, un periscopio particolare come quello del nuovo Huawei Pura 80 Ultra o simili, ecco che magari lì può avere senso cambiare il proprio smartphone. Per tutti gli altri, passare da un iPhone 15 Pro Max a un iPhone 16 Pro Max, dove l'unico cambiamento sono i megapixel sull'ultragrandangolare senza neanche un sensore più grande, è solo una perdita di soldi (se il passaggio è fatto solo per le foto e i video). Impariamo a spendere bene i nostri soldi, in primis, e a sfruttare al 100% ciò che abbiamo già tra le mani!
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