A volte un film può diventare un potente strumento di informazione ed è proprio così per la pellicola che è stata presentata poche ore fa a Venezia e che ha suscitato l’attenzione della stampa (e non solo).
Stiamo parlando del thriller The Voice of Hind Rajab ha scosso gli animi alla Mostra del Cinema di Venezia 2025: in questa pellicola in cui si fonde la finzione con la realtà siamo catapultati in una storia drammatica di un conflitto infinito che non lascia indifferenti. La regista tunisina Kaouther Ben Hania cerca così di ricostruire una parte della bambina di nome Hind Rajab che si trova coinvolta sotto i bombardamenti israeliani e senza via di fuga. Il pubblico di Venezia ha apprezzato la proiezione con ben 22 minuti di standing ovation.
Scopriamo insieme maggiori dettagli circa il film in gara a Venezia!
Il trailer di "Duse": Valeria Bruni Tedeschi è Eleonora nel film di Pietro Marcello in concorso a Venezia 25Mostra del Cinema di Venezia 2025: il film The voice of Hind Rajab scuote gli animi e commuove tutti
Trama del film: chi è Hind Rajab?
Hind Rajab è una bambina di 6 anni che nel giorno del 29 gennaio 2024 fu protagonista involontaria dell’attacco israeliano. La piccola rimase intrappolata all’interno di un’ automobile dove al suo interno erano presenti altre 6 persone, tutte morte.
Hind per ore provò a chiedere di essere salvata ai soccorritori volontari della Mezzaluna Rossa palestinese, una sorta di Croce Rossa.
Nel film The Voice of Hind Rajab viene raccontata la vera storia di questa bambina e si mette in evidenza quello che ha vissuto la piccola in 9 ore di comunicazione continua con i soccorsi locali. Il tutto viene proposte in un film dalla durata di circa 1 ora e 30 minuti.
L’opinione del cast di The voice of Hind Rajab
Tra i diversi attori e attrici che hanno dato vita a questo film, ve n’è una che ha voluto dare un segno netto con la sua opinione. Saja Kilani ha specificato a più riprese che non si tratta di una fantasia, ma di realtà. Inoltre, si tratta della voce di una sola bambina su 10 mila che sono stati uccisi durante il conflitto a Gaza. Inoltre, Saja ha aggiunto: “Questa è una storia che va raccontata, anche due anni dopo. È la storia di un bambino che grida. La domanda è come è stato possibile che una bambina di 5 anni sia stata messa nella condizione di urlare così? Nessuno ha il diritto di vivere in pace se un bambino è costretto di chiedere, urlando, di aiutarlo a sopravvivere. Come è stato possibile che non siano riusciti ad aiutarla? Non ne possiamo più. Basta con le uccisioni di massa, la fame, la disumanizzazione, la distruzione e l'occupazione. Lasciate che la voce di Hind Rajab risuoni in tutto il mondo. Lasciate che vi ricordi il silenzio che circonda queste storie di Gaza”.
L’idea della regista: no al documentario, sì alla semi-fiction
La regista che ha realizzato questa pellicola ha trasformato la storia di un civile in un film agghiacciante: “È una storia conosciuta. Ma ho trovato giusto trasformarla in film. Perché le notizie, anche così drammatiche, scompaiono sotto il peso delle altre. Invece un film resta. E in questo caso una storia di semi-fiction resta più di un documentario. Io vengo da quel mondo, e all'inizio ho pensato a quell'ipotesi. Ma poi mi sono convinta che i protagonisti dovevano essere i volontari che quel giorno ricevettero la telefonata a Ramallah, più che Hind e la sua voce, la sua richiesta di aiuto sempre più flebile”.
Perché vedere questo film?
Nella pellicola la regista ha deciso di includere le registrazioni audio vere di quella conversazione tra Hind Rajab e i soccorritori. All’interno del film The voice of Hind Rajab viene messo a nudo il dramma della guerra a Gaza che è vissuta sulla pelle dei civili, tra cui bambini e bambine. Allo stesso tempo, si mette in evidenza come sia difficile dal punto di vista burocratico avere un permesso per l’ambulanza e salvare una vita: 180 minuti non bastano! In questo film si racconta la paura, l’attesa e la speranza: il realismo di questo film è pazzesco, anche se si tratta di una ricostruzione toccante. Con questa pellicola si fotografa l’istantanea del dolore vissuto da tutte quelle persone che sono lì, ma anche dei volontari che rischiano la propria vita per salvarne delle altre.