Negli ultimi giorni la preoccupazione di Pechino si è concentrata su un velivolo orbitale statunitense coperto dalla segretezza, parliamo dell'X-37B, lo spazioplano autonomo progettato da Boeing per la U.S. Space Force. A sollevare dubbi sono alcuni ricercatori della Space Engineering University cinese, che parlano apertamente della possibilità che il mezzo venga trasformato in un’arma, arrivando a definirlo un potenziale “space killer”.
Il velivolo, in realtà, non è nuovo: il suo debutto operativo risale a oltre un decennio fa e fino ad oggi ha completato sette missioni con successo, accumulando oltre 1,3 miliardi di chilometri percorsi e migliaia di giorni in orbita. È un laboratorio volante che permette di collaudare sistemi avanzati senza equipaggio, con un rientro automatico sulla Terra e tempi rapidi di riutilizzo. Proprio questa flessibilità lo rende uno strumento prezioso per sperimentazioni tecnologiche, ma anche, secondo gli osservatori cinesi, un mezzo che potrebbe inserirsi nelle strategie militari americane di “Prompt Global Strike”, ossia la capacità di colpire rapidamente obiettivi in qualsiasi parte del pianeta.
La missione più recente, l’ottava, è partita poche settimane fa, e come sempre i dettagli ufficiali sono stati scarsi. Tradizionalmente, il Pentagono mantiene il riserbo sugli obiettivi specifici, alimentando ulteriormente i sospetti di chi teme un impiego militare diretto.
Per i ricercatori cinesi Wang Tiantian e Feng Songjiang, lo sviluppo del velivolo non è solo una questione tecnica, ma un tassello che potrebbe ridisegnare gli equilibri della competizione spaziale, specie in un’epoca in cui l’uso di AI e propulsione nucleare termica promette di rendere i veicoli orbitali ancora più autonomi e performanti.
La Cina, tuttavia, non resta a guardare. Pechino ha sviluppato un proprio spazioplano, lo Shenlong, che ha già completato tre missioni, l’ultima delle quali conclusa nel settembre 2024 con un atterraggio nel deserto del Gobi dopo 268 giorni in orbita. Secondo fonti internazionali, durante un volo nel 2023 il velivolo cinese avrebbe persino inviato un segnale verso la Terra mentre sorvolava il Nord America, un episodio che non è mai stato chiarito ufficialmente ma che ha alimentato discussioni sulle sue reali capacità. Parallelamente, la Cina ha intensificato i test per lo sviluppo di armi antisatellite, con l’obiettivo dichiarato di difendere i propri interessi nello spazio e di limitare l’accesso degli avversari.
Gli esperti cinesi sottolineano che una simile evoluzione potrebbe alimentare una nuova corsa agli armamenti nello spazio, spingendo le potenze a inseguire tecnologie sempre più sofisticate e costose. Per il momento, però, X-37B rimane avvolto nel riserbo tipico dei programmi militari statunitensi: ufficialmente un banco di prova scientifico, ufficiosamente un oggetto che fa temere a Pechino un salto di qualità nello scacchiere orbitale.