Cosa nasconde il cuore di Marte ? Lo svela uno studio

https://www.hdblog.it/curiosita/articoli/n620667/marte-nucleo-zolfo-scoperta-nasa/

HDblog.it Jun 04, 2025 · 2 mins read
Cosa nasconde il cuore di Marte ? Lo svela uno studio
Share this

Cosa c'è davvero nel cuore di Marte? Secondo recenti esperimenti condotti al Johnson Space Center della NASA, il nucleo del Pianeta Rosso potrebbe essere molto più "odoroso" del previsto, impregnato di zolfo, elemento noto per il suo caratteristico odore simile a quello delle uova marce. Ma al di là dell’aneddoto olfattivo, questa scoperta apre nuove prospettive sulla formazione dei pianeti del sistema solare.

Il processo di formazione dei nuclei planetari, noto come "differenziazione", prevede che gli elementi più pesanti come ferro e nichel affondino verso il centro di un pianeta, mentre i più leggeri restano nelle zone esterne. Nel caso della Terra, questo processo si sarebbe completato nell’arco di oltre un miliardo di anni, grazie al calore generato dal decadimento radioattivo di isotopi come l’alluminio-26. Ma nel caso di Marte, i dati sembrano raccontare un'altra storia.

Analizzando i meteoriti marziani, gli scienziati hanno riscontrato segni isotopici che indicano una formazione del nucleo estremamente precoce, avvenuta nei primi milioni di anni successivi alla nascita del sistema solare, cioè ben prima rispetto alla tempistica terrestre. Per comprendere come ciò sia possibile, il team dell’Astromaterials Research and Exploration Science (ARES) della NASA ha ideato un esperimento innovativo.

Utilizzando campioni di rocce ricche di solfuri e sottoponendoli a temperature superiori ai 1.020 gradi Celsius – sufficienti per fondere i solfuri ma non i silicati – i ricercatori hanno osservato, tramite tomografia computerizzata a raggi X, come i metalli fusi potessero insinuarsi attraverso minuscole fessure nella roccia solida, scendendo verso il centro. Un processo simile, se avvenuto nel giovane Marte, spiegherebbe l’anomala rapidità nella formazione del suo nucleo.

Per confermare l'ipotesi in un contesto più realistico, i ricercatori hanno analizzato meteoriti ricchi di ossigeno e hanno replicato in laboratorio la composizione chimica osservata, ottenendo risultati compatibili con un fenomeno di percolazione di solfuri. Un ulteriore passo avanti è stato possibile grazie a un metodo sviluppato da Jake Setera, anch’egli del team ARES, che ha permesso di tracciare la presenza di metalli del gruppo del platino – come iridio, osmio e palladio – senza distruggere i campioni.

Questi metalli, ritrovati nei residui delle rocce trattate in laboratorio in quantità simili a quelle presenti in alcuni meteoriti condritici, costituiscono una firma chimica chiara del passaggio dei solfuri. La conclusione? I metalli fusi, più densi della roccia, avrebbero migrato verso il centro del giovane Marte ancor prima che il calore radioattivo fondesse l’intero pianeta. Questo modello, secondo i ricercatori, potrebbe applicarsi anche ad altri corpi celesti formatisi nella medesima zona del disco protoplanetario.

La nuova teoria non solo offre una spiegazione alla composizione del nucleo marziano – presumibilmente ricco di zolfo – ma getta nuova luce sulla rapidità con cui alcuni pianeti potrebbero aver raggiunto una struttura interna complessa. Uno sviluppo che, se confermato, potrebbe influenzare anche lo studio dell’origine di altri pianeti rocciosi. Lo studio è stato pubblicato il 4 aprile sulla rivista Nature Communications.