Un colosso dell’ingegneria spaziale potrebbe, un giorno, portare l’umanità oltre i confini del nostro sistema solare. Si chiama “Crisalide” ed è il progetto concettuale di un’astronave lunga circa 58 chilometri, immaginata per raggiungere Proxima Centauri b, l’esopianeta potenzialmente abitabile più vicino alla Terra. L’idea, sviluppata da un team italiano, ha conquistato il primo premio al concorso internazionale “Hyperion” promosso dall’organizzazione britannica Initiative for Interstellar Studies.
Il viaggio ipotizzato è tutt’altro che breve: circa 400 anni solo per coprire i 4,2 anni luce di distanza. Per affrontare questa traversata interstellare, inevitabilmente multigenerazionale, Crisalide sarebbe costruita come una gigantesca struttura modulare “a cipolla”, con un nucleo centrale e cinque gusci concentrici. La rotazione costante genererebbe gravità artificiale, creando condizioni vivibili per secoli. Ogni strato avrebbe una funzione precisa: zone agricole e biomi artificiali per la produzione di cibo, aree residenziali, spazi pubblici come parchi, scuole e ospedali, fino al nucleo più interno dedicato ai mezzi di atterraggio.
Il concetto di partenza è quello di una società chiusa e autosufficiente, capace di sostenere una popolazione di circa 1.500 persone con risorse limitate. La gestione demografica sarebbe cruciale: le nascite andrebbero pianificate per mantenere un equilibrio costante, mentre un sistema di governo ibrido, umano e assistito da AI, garantirebbe la stabilità politica e sociale nel corso dei secoli.
Prima di partire, però, ci sarebbe un’inedita “fase zero”: un periodo di 70-80 anni di addestramento e adattamento in un ambiente isolato come l’Antartide, per simulare le condizioni di vita sulla nave. La costruzione della Crisalide, prevista al punto lagrangiano L1 tra Terra e Luna, richiederebbe dai 20 ai 25 anni, sfruttando risorse lunari e terrestri. Questa posizione strategica ridurrebbe le sollecitazioni strutturali e faciliterebbe il lancio di un veicolo di tali dimensioni.
A rendere il progetto ancora più affascinante è la presenza del “cosmos dome”: una cupola di titanio e vetro multistrato, alta 130 metri e larga 360, pensata per offrire agli abitanti uno spettacolare affaccio sulle stelle e, di tanto in tanto, uno sguardo verso la lontana Terra. Anche se oggi rimane un esercizio di immaginazione, Crisalide rappresenta un esempio di come l’ingegneria, la scienza e la creatività possano convergere per immaginare il futuro dell’esplorazione umana.
Oggi non disponiamo ancora della tecnologia necessaria per realizzare un simile progetto. Ma, come spesso accade nella storia delle esplorazioni, idee visionarie come questa funzionano da bussola: tracciano una rotta verso ciò che, per ora, possiamo soltanto sognare.