Nel Corno d'Africa, precisamente nella regione dell'Afar in Etiopia, si trova uno dei paesaggi geologicamente più turbolenti e affascinanti del nostro pianeta. Qui, la terra si sta letteralmente lacerando. Si tratta di un punto di giunzione tripla, un'area eccezionale dove tre grandi sistemi di frattura della crosta terrestre – il Rift del Mar Rosso, quello del Golfo di Aden e il Rift Principale Etiope – si incontrano e si allontanano inesorabilmente. Da tempo i geologi sospettavano che una forza immensa, proveniente dalle profondità della Terra, stesse alimentando questa lenta ma inarrestabile separazione. Ora, una nuova ricerca fa luce sulla natura di questo motore profondo, rivelando un meccanismo molto più dinamico di quanto si pensasse.
Un team di scienziati, guidato da Emma Watts dell'Università di Swansea, ha scoperto che a guidare la frattura del continente non è una spinta costante, ma un colossale pennacchio di roccia fusa che si comporta in modo ritmico. Questa enorme colonna di magma, situata nel mantello terrestre sotto l'Afar, pulsa verso l'alto con ondate periodiche, quasi come se fosse un cuore geologico. Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno intrapreso un meticoloso lavoro sul campo, raccogliendo oltre cento campioni di roccia vulcanica da tutta la regione. Queste rocce agiscono come veri e propri messaggeri chimici, portando in superficie informazioni preziose sulla loro origine profonda.
Analizzando la composizione di questi campioni e combinando i dati con modelli geofisici e statistici avanzati, il team ha identificato delle "strisce" chimiche ricorrenti, quasi dei "codici a barre geologici". Secondo Tom Gernon, co-autore dello studio, questa alternanza suggerisce che il pennacchio di magma non sia stazionario, ma pulsi. L'effetto di queste pulsazioni non è uniforme. Dove la crosta terrestre è più sottile o dove le placche si stanno allontanando più velocemente, come nel caso del Rift del Mar Rosso, questi impulsi di magma riescono a risalire in modo più efficiente, un po' come il sangue che scorre più rapido in un'arteria stretta.
Questa scoperta rappresenta un significativo passo avanti nella nostra comprensione dei processi che modellano il nostro pianeta. Come ha sottolineato Derek Keir, un altro membro del team, l'evoluzione di queste risalite dal mantello profondo è intimamente legata al movimento delle placche tettoniche sovrastanti.
Ciò ha implicazioni profonde su come interpretiamo l'attività vulcanica in superficie, la sismicità di queste aree e, più in generale, il processo stesso di frammentazione di un continente. Stiamo assistendo, in tempo geologico, alle prime fasi della nascita di un nuovo bacino oceanico, un evento straordinario alimentato dal respiro ritmico e potente del mantello terrestre.