Dalla cenere al plasma: così una miniera si trasforma in centrale a fusione

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HDblog.it Sep 29, 2025 · 2 mins read
Dalla cenere al plasma: così una miniera si trasforma in centrale a fusione
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Negli Stati Uniti, Il sito di una centrale a carbone dismessa vicino a Knoxville, in Tennessee, ospiterà un impianto a fusione nucleare da 350 megawatt elettrici. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra la Tennessee Valley Authority (TVA) e la società Type One Energy, che ha appena ricevuto una lettera di intenti per avviare lo sviluppo della centrale chiamata Infinity Two.

L’ex impianto Bull Run, chiuso dopo decenni di attività a combustibili fossili, dispone già di infrastrutture preziose: collegamenti diretti ad alta capacità con la rete elettrica e l’accesso al fiume Clinch per il raffreddamento. Riciclare questi spazi riduce tempi e costi, oltre a dare un forte valore simbolico al passaggio da carbone a una tecnologia potenzialmente pulita e illimitata.

Per questo progetto è stata impiegata la tecnologia stellarator. A differenza del più noto tokamak, che utilizza un campo magnetico toroidale simmetrico, lo stellarator impiega una configurazione complessa e non simmetrica per confinare il plasma ad altissima temperatura. Questo approccio elimina alcuni dei problemi di stabilità che affliggono i tokamak e, secondo TVA, rappresenta l’unico schema sperimentale ad aver dimostrato un funzionamento stabile e continuo con efficienza elevata. Caratteristiche cruciali se si vuole garantire elettricità di base, disponibile 24 ore su 24, a prezzi competitivi.

Il progetto Infinity Two non parte da zero. A Muscle Shoals, in Alabama, i laboratori della TVA stanno già collaborando con Type One Energy su un prototipo più piccolo, battezzato Infinity One. Qui si stanno sviluppando tecniche di saldatura e fabbricazione specifiche per le strutture complesse necessarie a un reattore stellarator. Le soluzioni messe a punto saranno poi trasferite su larga scala per la costruzione della centrale da 350 MW. Ma l’obiettivo non riguarda solo l’elettricità: queste attività fungeranno anche da palestra per la formazione dei tecnici e degli operatori che serviranno a una futura industria della fusione.

L’azienda, che già oggi integra fonti rinnovabili come solare ed eolico, guarda alla fusione come a un tassello fondamentale per garantire energia non intermittente e a emissioni zero. «Sono entusiasta all’idea che il primo impianto a fusione commerciale con tecnologia stellarator negli Stati Uniti possa nascere nella Tennessee Valley», ha dichiarato Don Moul, presidente e CEO di TVA. Una visione condivisa dal CEO di Type One Energy, Christofer Mowry, che sottolinea come questo approccio rappresenti la strada con meno rischi per portare la fusione sul mercato.

L’obiettivo fissato è quello di rendere operativo il primo reattore dimostrativo entro la metà degli anni Trenta. Se raggiunto, il risultato segnerebbe un traguardo epocale per l’intero settore, e trasformerebbe un simbolo dell’era del carbone in una centrale capace di produrre energia pulita per centinaia di migliaia di abitazioni.