I giochi di Kojima sono da sempre opere post-moderne, stratificate, fatte di una moltitudine di riferimenti interni ed esterni e rotture della quarta parete che arrivano fin dentro al gameplay. E Death Stranding 2: On The Beach, uscito il 26 giugno, non fa eccezione. In un'intervista rilasciata alla testata giapponese GameSpark, Hideo Kojima si è trovato ad affrontare il tema dei propri cameo, svelandone uno presente proprio nella sua ultima opera, e scherzando sul rapporto col team di sviluppo.
Devo inserire personalmente questi elementi, perché se chiedo allo staff di farlo, quelli rispondono "Eh?" e fanno finta di non capire.
Per il cameo in Death Stranding 2, Kojima ha puntato in alto, in altissimo: alle stelle, letteralmente, dato che compare sotto forma di costellazione. Una scelta che riesce allo stesso tempo a risultare discreta confermando però una certa mitomania. Di sicuro, però, si tratta di una presenza molto più difficile da notare rispetto a certe apparizioni passate. Basti pensare che nel primo Death Stranding Kojima si manifesta coperto di catrame se il giocatore inquadra i piedi nudi di Sam all'interno della stanza privata, oltre a manifestarsi sotto forma di ologramma.
E ovviamente non parliamo solo di Death Stranding, né unicamente delle sue opere. Se in Metal Gears Solid 5: The Phantom Pain (l'ultimo titolo sviluppato per Konami) il buon Hideo veste i panni di un prigioniero da salvare in una missione secondaria, in Cyberpunk 2077 di CD Projekt Red è invece un avventore di un bar, mentre in Control di Remedy presta il volto al dottor Yoshimi Tokui. Kojima pratica anche il "baratto creativo": in cambio della sua apparizione in Control, il direttore creativo di Remedy Sam Lake è diventato un "prepper" nel primo Death Stranding.
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