Deathloop è ambientato sull’isola misteriosa di Blackreef, dove il protagonista Colt è intrappolato in una ripetizione costante di una stessa giornata, proprio come se fosse il giorno della marmotta. Per spezzare questo circolo vizioso, Colt deve eliminare otto “visionari” entro la mezzanotte, ovvero le otto figure chiave che mantengono attivo il loop. La sfida risiede nel comprendere modalità e tempistiche ideali per affrontare ogni obiettivo, poiché i personaggi non sono sparsi a caso, ma seguono dinamiche comportamentali ben precise. Chi cercherà di ucciderli uno a uno senza piano rischierà di sprecare tempo prezioso, mentre chi riuscirà a farli convergere in uno stesso luogo potrà eliminare più target in rapida successione.
Gli sviluppatori di Arkane Lyon hanno ereditato dall’esperienza di Dishonored non soltanto l’ambientazione in stile steampunk, ma anche un sistema di poteri soprannaturali. In Deathloop, i giocatori possono rendersi invisibili, teletrasportarsi, usare la telecinesi e combinare abilità e armi in modi sempre diversi. Questo approccio offre libertà strategica: si può scegliere la via della furtività, piazzare trappole o affrontare gli avversari con sparatorie frenetiche. Inoltre, la componente multiplayer introduce un’ulteriore dose di imprevedibilità, perché altri utenti possono invadere la campagna nei panni della letale Julianna, antagonista determinata a sabotare i piani di Colt.
Chi non ha ancora giocato Deathloop ha davanti a sé un’esperienza avvincente, ricca di colpi di scena e di sfide stimolanti. Gli elementi di narrazione emergono lentamente, tra documenti, dialoghi e audiocassette mai troppo prolisse, svelando retroscena coinvolgenti e personaggi carismatici, oltre che ben scritti.
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