La corsa al lancio di DeepSeek R2 ha subito uno stop imprevisto a causa di una decisione politica che ha avuto pesanti ripercussioni tecniche. Secondo quanto riportato dal Financial Times, le autorità cinesi hanno spinto la società ad abbandonare le GPU Nvidia, preferendo chip di produzione nazionale firmati Huawei. Come raccontatovi in precedenza, l’obiettivo era ridurre la dipendenza tecnologica dall’estero, ma il passaggio si è rivelato complicato: le piattaforme basate sull’architettura Ascend hanno mostrato prestazioni instabili, velocità di interconnessione inferiori e limitazioni legate al software CANN, rallentando l’intero processo di addestramento.
Il precedente modello R1, lanciato a gennaio, aveva attirato l’attenzione globale per l’efficienza dei costi: ufficialmente si parlava di 2.048 Nvidia H800 impiegate con un budget di 5,576 milioni di euro, cifra irrisoria rispetto agli investimenti miliardari dei concorrenti. In realtà, DeepSeek aveva potuto contare su circa 50.000 GPU della serie Hopper, fra cui 10.000 H800, altrettante H100 e ben 30.000 unità HGX H20. Per R2, la transizione verso hardware Huawei era stata concepita come totale: dall’addestramento all’inferenza. Tuttavia, i problemi tecnici hanno costretto a una retromarcia parziale.
Nonostante l’intervento di un team di ingegneri Huawei presso i data center dell’azienda, nessun addestramento completo è stato portato a termine sulle Ascend. La soluzione di compromesso è stata usare nuovamente le GPU Nvidia per l’addestramento, lasciando i chip Huawei solo per l’inferenza.
Questi intoppi hanno fatto slittare il lancio, previsto per maggio, a “pochi settimane” a partire da oggi. A peggiorare il quadro c’è la carenza di GPU di fascia alta in Cina, un problema aggravato dalle restrizioni statunitensi. All’inizio di agosto, Washington ha raggiunto un accordo con Nvidia e AMD: le aziende cederanno al governo USA il 15% dei ricavi derivanti dalla vendita di chip AI in Cina — inclusi gli H20 — in cambio di licenze per la distribuzione ai clienti cinesi.
Una scelta che stride con la narrativa dei media di Stato di Pechino, che in passato hanno definito gli H20 “obsoleti, insicuri e dannosi per l’ambiente”. Nvidia è stata perfino convocata dai regolatori cinesi per discutere presunti rischi alla sicurezza nazionale, sospetti poi smentiti dall’azienda, che ha negato la presenza di backdoor o spyware nei propri prodotti.
Secondo indiscrezioni, le autorità cinesi starebbero chiedendo alle grandi imprese di motivare le richieste di GPU straniere, dimostrando perché non potrebbero essere sostituite con alternative locali.