L'atmosfera terrestre di 150 milioni di anni fa, un'epoca dominata dai dinosauri, nascondeva un segreto che solo oggi iniziamo a decifrare. Per la prima volta, un gruppo di scienziati è riuscito a leggere direttamente la composizione dell'aria di quel lontano passato, scoprendo un pianeta molto diverso dal nostro.
Ora sappiamo che durante il Tardo Giurassico, i livelli di anidride carbonica (CO₂) erano circa quattro volte superiori a quelli dell'era preindustriale, attestandosi intorno a 1.200 parti per milione (ppm), rispetto alle circa 430 ppm odierne. Anche nel Cretaceo Superiore, tra 73 e 66 milioni di anni fa, la concentrazione era ancora tripla.
Questa incredibile finestra sul passato è stata aperta non da carotaggi nei ghiacci o da sedimenti marini, ma da qualcosa di molto più personale per i giganti che allora dominavano il mondo: i loro denti. Un team di ricerca delle università di Göttingen, Magonza e Bochum ha sviluppato una tecnica innovativa che analizza lo smalto dentale dei fossili, uno dei materiali biologici più resistenti e stabili che si conoscano. Proprio all'interno di questo smalto sono rimaste intrappolate per milioni di anni le firme chimiche dell'ossigeno che i dinosauri respiravano.
Il nuovo metodo si basa sulla misurazione simultanea dei rapporti di tutti e tre gli isotopi naturali dell'ossigeno (ossigeno-16, ossigeno-17 e ossigeno-18). Questa analisi triplice permette non solo di ricostruire i livelli di CO₂ con una precisione senza precedenti, ma anche di stimare la produttività vegetale globale del pianeta. I risultati indicano che la produzione primaria, ovvero la quantità di materia organica prodotta dalle piante tramite fotosintesi, era circa il doppio di quella attuale. Questa vegetazione lussureggiante e onnipresente era la base fondamentale che sosteneva ecosistemi estremamente dinamici, alimentando i colossali erbivori e, di conseguenza, le complesse catene alimentari che si svilupparono.
L'analisi ha riguardato denti fossili provenienti da Nord America, Africa ed Europa, appartenuti a diverse specie, inclusi giganti come il Tyrannosaurus rex e il sauropode Kaatedocus siberi. Proprio in alcuni di questi campioni sono state trovate firme isotopiche anomale, che i ricercatori ipotizzano possano riflettere picchi improvvisi di CO₂ causati da eventi catastrofici, come le massicce eruzioni vulcaniche che formarono i Trappi del Deccan, nell'odierna India, verso la fine del Cretaceo.
Questa tecnica non si limita a fotografare il clima, ma offre anche uno sguardo sulla paleobiologia degli animali stessi: di fatto si tratta di un nuovo, potente strumento che, partendo da un singolo dente fossile, ci permette di ascoltare l'eco dell'atmosfera di un mondo perduto.