Con il lancio dei Pixel 10, Google celebra la decima generazione della sua linea di smartphone, un percorso che dal 2016 a oggi ha trasformato il dispositivo in un punto di riferimento per l'integrazione tra hardware, software e intelligenza artificiale. Insieme ai nuovi device sono stati presentati anche Pixel Watch 4, Pixel Buds 2a e gli accessori Pixelsnap Qi-2, tasselli di un ecosistema che nel tempo si è fatto sempre più articolato.
DAL PRIMO PIXEL AL SALTO CON TENSORIl debutto assoluto risale al 4 ottobre 2016, quando a San Francisco furono presentati Pixel e Pixel XL, caratterizzati da un design a due toni, disponibili nelle colorazioni Quite Black, Very Silver e Really Blue, e dal logo “G” sul retro. La prima generazione gettò le basi di quello che sarebbe rimasto il tratto distintivo della linea: fotocamere supportate dall'intelligenza artificiale, funzioni software esclusive e una profonda integrazione con l'ecosistema Google. “Fin dal primo giorno, la missione di Pixel è stata quella di portare il meglio di Google agli utenti”, ha ricordato Peter Prunuske, senior director of product management per la linea.
Negli anni successivi si sono susseguite diverse varianti: dai modelli XL alla serie A, pensata per la fascia più accessibile, fino ai foldable. “È stato un percorso quasi decennale con un obiettivo centrale: unire software, hardware e AI di Google per offrire la migliore esperienza possibile”, ha sottolineato Shakil Barkat, VP of Devices and Services. Non sono mancate funzioni che hanno definito l'identità di Pixel, come Night Sight, Car Crash Detection, Photo Unblur e Magic Eraser, oltre a strumenti come Top Shot e il backup integrato delle app Google.
Un aspetto cruciale è sempre stato il legame tra hardware, software e servizi: ogni miglioramento in un'area ha aperto la strada a nuove possibilità nell'altra. Così, l'upgrade delle fotocamere ha permesso di introdurre modalità come Astrophotography, mentre l'affinamento dei processi interni ha reso possibile integrare funzioni via via più avanzate.
Il vero punto di svolta è arrivato con Pixel 6, che ha introdotto la Camera Bar come elemento di design riconoscibile, il primo modello Pro e soprattutto il processore Google Tensor, sviluppato internamente grazie al lavoro congiunto tra team hardware e ricerca AI. Grazie a Tensor, funzioni come la traduzione simultanea in tempo reale con Live Translate sono diventate possibili direttamente sul dispositivo, senza ricorrere al cloud.
DAL PIXEL 9 AL PIXEL 10, VERSO UN ECOSISTEMA MATUROCon le generazioni successive l'integrazione di Tensor ha permesso l'arrivo di nuove capacità: con Pixel 7 funzioni come Clear Calling e Photo Unblur, con Pixel 8 Best Take e Magic Editor. La gamma Pixel 9 ha segnato un'ulteriore evoluzione con cinque modelli — Pixel 9, 9 Pro, 9 Pro XL, 9 Pro Fold e 9a — caratterizzati da un linguaggio estetico rinnovato, materiali più pregiati e una Camera Bar ridisegnata. Lo sviluppo in piena pandemia ha comportato sfide notevoli per la produzione, come ha ricordato Dave Sander, VP of Operations, che ha spiegato come i team abbiano dovuto reinventare i processi e collaborare a distanza.
Il Pixel 9 ha introdotto anche Gemini integrato nativamente, portando l'assistente AI direttamente nelle mani degli utenti. Una svolta che ha fatto eco alle parole di Sundar Pichai pronunciate già nel 2016, quando descriveva il Pixel come il modo per avere “il meglio di Google sempre al tuo fianco”.
Con Pixel 10, Google arriva a un traguardo simbolico che testimonia quasi un decennio di sperimentazione e innovazione continua. Dieci generazioni che hanno consolidato lo smartphone non solo come prodotto, ma come piattaforma su cui l'azienda ha scelto di introdurre in anteprima le sue tecnologie più avanzate. Un percorso che, nelle parole dei dirigenti, continuerà a guidare la strategia dei prossimi anni.