Dischi d'oro e codici binari: i nostri messaggi per il cosmo

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HDblog.it Aug 04, 2025 · 2 mins read
Dischi d'oro e codici binari: i nostri messaggi per il cosmo
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Se un giorno una civiltà extraterrestre dovesse imbattersi in un nostro manufatto, cosa scoprirebbe di noi? Questa è la domanda che ha animato alcuni dei progetti più affascinanti dell'era spaziale, un tentativo di racchiudere l'essenza dell'umanità in un "messaggio in bottiglia" lanciato nell'oceano cosmico.

Forse l'esempio più celebre di questa aspirazione sono i Voyager Golden Record. A bordo delle sonde gemelle Voyager 1 e 2, lanciate negli anni '70 e oggi prime emissarie dell'umanità nello spazio interstellare, viaggiano due dischi in rame placcato d'oro da circa 30 centimetri.

Ideati da un comitato presieduto dal celebre scienziato Carl Sagan, questi non sono semplici dischi, ma capsule del tempo multimediali. Contengono 115 immagini che ritraggono la vita e la cultura sulla Terra, una selezione di suoni naturali, come il vento e il canto delle balene, brani musicali di epoche e culture diverse, e saluti in 55 lingue. Le istruzioni per la riproduzione sono incise sulla custodia, un ingegnoso diagramma che chiunque, si spera, potrebbe decifrare.

Questa incredibile iniziativa non è stata però la prima. Pochi anni prima, nel 1972 e 1973, le sonde Pioneer 10 e 11 furono dotate di un messaggio più semplice ma altrettanto profondo: le Placche dei Pioneer. Si tratta di due lastre di alluminio anodizzato in oro, di circa 15 per 23 centimetri, che portano inciso un messaggio pittorico.

Su di esse sono raffigurate le figure stilizzate di un uomo e di una donna, con l'uomo che alza la mano in un gesto di saluto universale. Accanto a loro, una mappa stellare indica la posizione del nostro Sole rispetto a 14 pulsar, una sorta di indirizzo cosmico per far capire da dove proveniamo. È rappresentata anche la transizione iperfine dell'atomo di idrogeno neutro, l'elemento più comune dell'universo, per fornire un'unità di misura universale per tempo e spazio.

Oltre a questi oggetti fisici, l'umanità ha provato a farsi sentire anche con un potente grido radio. Il 16 novembre 1974, dal gigantesco radiotelescopio di Arecibo a Porto Rico, fu trasmesso un messaggio verso l'ammasso globulare M13, distante circa 22.200 anni luce. Composto da Frank Drake e Carl Sagan, il Messaggio di Arecibo è una trasmissione di tre minuti in codice binario.

Una volta decodificato, il segnale di 1679 bit forma un'immagine che descrive, in forma schematica, i numeri da uno a dieci, gli elementi chimici fondamentali per la vita (idrogeno, carbonio, azoto, ossigeno e fosforo), la struttura del DNA, una figura umana, la popolazione terrestre dell'epoca, la nostra posizione nel Sistema Solare e un'immagine dello stesso telescopio di Arecibo.

Più che un invito alla conversazione, era una dimostrazione delle nostre capacità tecnologiche e della nostra esistenza.

Tutti questi sforzi si inseriscono in uno spirito che, nonostante la Guerra Fredda, vedeva le missioni spaziali come un'impresa per l'intera specie. Lo stesso spirito è racchiuso nella placca commemorativa lasciata sulla Luna dagli astronauti dell'Apollo 11 nel luglio del 1969, su cui è inciso.

"Qui, uomini dal pianeta Terra posero per la prima volta piede sulla Luna. Siamo venuti in pace, per tutta l'umanità".

Un messaggio rivolto forse più ai futuri esseri umani che agli alieni, ma che sottolinea come, di fronte all'immensità del cosmo, ci percepiamo come un'unica civiltà.