Oggi mi sentivo un po’ vecchia, un po’ marcita, un po’ persa, per quanto assolutamente mai meno magica (anche perché stavolta non ho dimenticato pezzi a casa per uscire, quindi bene)… e perché però? Boh, perché nonostante le nuove cose ci sono comunque sempre soltanto io e me, ed i momenti veramente epici sono limitati, se non nulli, al di fuori delle benedettissime distrazioni… e perché in appena due giorni di fare avanti e indietro fuori casa, per qualche motivo, due (2) unghie a caso delle mie importanti ditine si sono scassate… una particolarmente. Dovrei ritagliarle e rimettere lo smalto, ma ieri sera mi scordai, e stasera probabilmente i poteri forti troveranno un altro modo per impedirmelo… 🥴
Ma, per una buona volta, ho nel possibile (cioè, nel così piccolo da richiedermi pensiero quasi nullo e solo pochi secondi di tempo) deciso di accettare la disperazione, e… ho cambiato la cover del telefono con questa qui di qualche tempo fa, a portafoglio, che dunque fa molto zia boomer… (Ma davvero eh, di solito non si trova gente sotto i 40 anni con queste, e in genere i telefoni su cui sono applicate sono pure pieni di malware.) Ok, in effetti il collegamento logico è fragile, ma il mio cervello ha deciso così, e così è; prossima volta, a pensarci meglio, prendo l’altra mia cover vecchia, quella viola, che è tutta consumata e scolorita in vari punti, con attaccato un laccetto di fortuna marcio, e forse quella sarebbe più appropriata. Comunque, visto che le distrazioni, alle 2 di pomeriggio, nel mezzo del letterale vuoto orario, non bastavano a farmi stare a posto, oggi sono pure andata alla macchinetta a prelevare la droga, e a quel punto si che sono stata nel mio… nella disperazione, certo, ma pur sempre la mia personalissima e inconfondibile disperazione! 🥰
Quindi, oggi il mood è questo. Contemporaneamente maledetto, ma a suo modo sacro ed inviolabile. E sono a dire il vero un po’ in dubbio sul se la foto di queste così immacolate vibe scattata non solo con la webcam del PC portatile, ma scattando una schermata del desktop del portatile con la fotocamera aperta, faccia più disperazione o più vecchiaia, ma quello che davvero conta è che è reale. Con Android Studio aperto sotto non per caso, ovviamente, ma perché a queste condizioni così pesanti è davvero meglio abbandonarsi alla sofferenza autoinflitta dello sviluppo Android, piuttosto che lasciarsi tirare in pasto da quel vuoto esistenziale che si nasconde sempre, costantemente, dietro ogni angolo, dentro ogni parete… (Forse anche per questo, dopo essermi piazzata col PC in aula studio, ho in modo parzialmente inconscio fatto la speedrun per andare alla macchinetta più lontana, che quella vicina aveva una fila interminabile, per acquistare il caffè, che oggi ha vinto sulla mia tirchiaggine senza nemmeno una gran lotta? E boh…) 🦴