Dopo Fukushima, il Giappone torna a puntare sul nucleare

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HDblog.it Jul 23, 2025 · 3 mins read
Dopo Fukushima, il Giappone torna a puntare sul nucleare
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A tredici anni dal disastro di Fukushima, il Giappone si prepara a mettere da parte le paure e avviare una nuova stagione d'investimenti sul nucleare. Kansai Electric Power Co, una delle maggiori compagnie elettriche del Giappone, ha confermato di aver avviato uno studio per valutare la creazione di un nuovo reattore nucleare nel suo impianto di Mihama (prefettura di Fukui), poco distante da Tokio.

Se il progetto otterrà luce verde, si tratterebbe del primo nuovo reattore dal 2011 ad oggi, cioè da quando un improvviso terremoto , seguito da uno tsunami, aveva devastato la centrale nucleare di Fukushima, provocando la fusione parziale del nocciolo di tre reattori. L'incidente venne classificato al livello 7 della scala INES, che indica il massimo livello di gravità per gli incidenti nucleari. Il disastro di Fukushima segnò anche la fine di ogni investimento nell'energia nucleare in Giappone.

E' bene ricordare che la parziale fusione dei noccioli non provocò morti dirette. Ciononostante, il bilancio delle morti causate dal cataclisma (molte delle quali attribuibili alla frenesia delle operazioni di evacuazione) fu comunque molto alto.

Nonostante ciò, Fukushima contribuì a creare un forte stigma verso il nucleare. Stigma che sopravvive ancora oggi e che si estese ben oltre i confini del Giappone. Nello stesso periodo, diversi governi occidentali decisero di disinvestire progressivamente dal nucleare, con un prezzo alto - in termini di maggior aumento di emissioni da fonti fossili - che paghiamo ancora oggi.

Oggi, con l'aumento dell'elettrificazione dei consumi e la corsa a data center sempre più energivori da parte delle grandi aziende, i governi di tutto il mondo si trovano nella posizione di dover aumentare la produzione domestica di energia, senza allontanarsi dagli obiettivi di neutralità climatica. Le rinnovabili in questo sono una risorsa preziosissima, ma non possono essere l'unica. Mutatis mutandis, il nucleare sta tornando in voga un po' in tutto il mondo: lo abbiamo visto negli USA, anche negli stati a guida democratica, e lo stiamo vedendo anche in Europa. Con il governo Meloni, perfino l'Italia si sta muovendo in questa direzione (con tempi e obiettivi ancora incerti). Il nucleare non produce CO2, a differenza delle fonti fossili, ma introduce il problema delle scorie (che vanno messe in sicurezza) e dell'approvvigionamento di uranio.

Oggi è sempre più accettata l'idea che la lotta al cambiamento climatico dovrà inevitabilmente passare per un mix energetico che, oltre alle rinnovabili, includa anche il nucleare, l'unica fonte in grado di garantire continuità e scalabilità nella produzione di energia, senza aumentare le emissioni.

Il mercato ha colto il messaggio: il 22 luglio il titolo Kansai Electric è salito fino al 5 %, mentre Tokyo Electric Power e Hokkaido Electric Power hanno guadagnato oltre il 6 %. Anche Mitsubishi Heavy Industries, principale fornitore di tecnologia nucleare, ha sfiorato un balzo del 6 %, segno che gli investitori scommettono non solo sul ritorno al nucleare, ma anche sulla sua profittabilità guidata dall'aumento dei consumi.

Oggi il Giappone dispone di 33 reattori tecnicamente operativi, ma meno della metà sono effettivamente in funzione. Gli ostacoli principali? I tempi eterni della burocrazia e i costi di adeguamento e manutenzione estremamente onerosi. Il Giappone spera di riportare la quota nucleare al 20%, sul totale della produzione nazionale, entro il 2040.