Come abbiamo visto qualche ora fa, c’è stato un grosso colpo di scena (beh, effettivamente qualche avvisaglia l’avevamo avuta negli scorsi giorni) in casa Intel: l’amministrazione Trump ha annunciato di aver acquisito il 10% delle quote azionarie di quella che una volta era nota come “Chipzilla” ma che negli ultimi anni è entrata in una fase di profonda crisi d’identità. A quanto pare, ora anche Samsung sarebbe interessata a stringere qualche tipo di alleanza: secondo il Taiwan Economic Daily il colosso sudcoreano avrebbe già iniziato a manovrare.
Non è difficile immaginare perché Samsung cerchi questo tipo di partnership né perché avrebbe perfettamente senso a livello tecnico/tecnologico per entrambe le società. Il settore della fabbricazione di semiconduttori è al giorno d’oggi molto sbilanciato e unilaterale: TSMC sta dominando in modo netto, quantomeno se si considerano i nodi produttivi più sofisticati da cui escono i chip più avanzati (pensiamo agli acceleratori AI di ultima generazione, i SoC top di gamma di smartphone e tablet, processori per PC, APU per console... La lista è praticamente infinita) tutti gli altri arrancano.
Gestire una fonderia al top è un lavoro estremamente complesso e soprattutto dispendioso. Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono enormi e se si rimane indietro è molto, molto difficile riprendere il treno. L’unione fa la forza, dice il proverbio, e mettendo insieme i rispettivi know-how le due società potrebbero riuscire a impensierire TSMC. C’è già anche un possibile esempio concreto: i substrati in vetro. Entrambe le società hanno studiato questa tecnologia, ma Intel ha recentemente deciso di abbandonare, e alcuni dipendenti che ci hanno lavorato hanno deciso di passare a Samsung, proprio nello stabilimento statunitense in cui si sta sviluppando questa tecnologia. Non ci vuole molto a immaginare che Samsung potrebbe fornire questi substrati (in esclusiva?) a Intel.
Ma è probabile che per Samsung la decisione abbia anche delle connotazioni politiche tutt’altro che trascurabili - l’idea sarebbe di investire e allearsi con aziende americane per ingraziarsi il loro governo, che come sappiamo con l’avvento al potere di Trump è diventato estremamente “America First”. Si ipotizza insomma che la società sudcoreana stia cercando un sistema per evitare i famigerati dazi, una delle armi preferite da Trump nelle trattative. Al momento, comunque, sembra che tutta questa iniziativa sia nelle primissime fasi: non è nemmeno chiaro se Intel è già stata contattata e quale posizione abbia preso.