L’Aeronautica statunitense sta attivando una nuova unità sperimentale presso la base aerea di Nellis, in Nevada. Si tratta della Experimental Operations Unit (EOU), integrata ufficialmente nel 53° Stormo, dopo aver operato come distaccamento per due anni. Questo nuovo reparto non rappresenta semplicemente una riorganizzazione, ma un punto di partenza per sviluppare una sinergia concreta tra droni autonomi e velivoli con equipaggio.
Il focus principale dell’EOU è testare, validare e ottimizzare l’impiego coordinato dei Collaborative Combat Aircraft (CCA), ovvero aerei non pilotati pensati per affiancare caccia come gli F-35, F-22 e le future piattaforme della sesta generazione provenienti dal programma Next Generation Air Dominance. Grazie all’intelligenza artificiale e a capacità autonome, questi droni saranno in grado di operare in scenari complessi, svolgendo missioni che spaziano dalla guerra elettronica alla ricognizione, passando per comunicazioni tattiche e attacchi mirati.
Il vantaggio strategico di questo concetto sta nella possibilità di ampliare la potenza di fuoco, minimizzare i rischi per i piloti e rendere le operazioni militari più imprevedibili per eventuali avversari. In particolare, un singolo velivolo con equipaggio potrà controllare più droni simultaneamente, agendo come un nodo centrale in una rete distribuita di assetti aerei autonomi. Questo approccio è considerato essenziale per contrastare le capacità sempre più avanzate di Cina e Russia nel settore dei droni militari.
Le attività dell’EOU non si limiteranno alla sola sperimentazione in volo: il reparto opererà a stretto contatto con il Virtual Warfare Center e il Joint Integrated Test and Training Center per sviluppare simulazioni avanzate e scenari realistici. L’obiettivo sembra quello di creare dottrine operative efficaci e adattabili, oltre a predisporre le basi per nuovi programmi di addestramento e sistemi di comando che garantiscano il giusto equilibrio tra automazione e controllo umano.
La nascita di questa unità segna un cambiamento importante nell’approccio dell’US Air Force, che di fatto è sempre meno legato a singole piattaforme e sempre più orientato allo sviluppo di capacità flessibili, modulari e interconnesse.