Droni ipersonici a “ala forbice”: la Cina rilancia un vecchio sogno

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HDblog.it Aug 21, 2025 · 2 mins read
Droni ipersonici a “ala forbice”: la Cina rilancia un vecchio sogno
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Da decenni gli ingegneri aerospaziali sognano un aereo capace di combinare la maneggevolezza del volo a bassa velocità con l’efficienza estrema dell’alta quota. Una soluzione teorizzata già negli anni ’40 è quella dell’ala obliqua, un’ala unica che ruota sul proprio asse centrale come una lama di forbice, adattandosi alle diverse condizioni di volo. L’idea non è mai decollata davvero: il prototipo sperimentale AD-1 della NASA negli anni ’70, per esempio, si rivelò instabile e difficile da controllare.

Oggi però la Cina sembra intenzionata a riprendere quel concetto, applicandovi tecnologie moderne. Secondo fonti riportate dal South China Morning Post, un gruppo di ricercatori sta lavorando su un velivolo ipersonico che integra intelligenza artificiale, simulazioni al supercomputer e materiali intelligenti. L’obiettivo è affrontare le criticità storiche di questo design: turbolenze incontrollabili, sollecitazioni meccaniche estreme e difficoltà strutturali dovute alla rotazione dell’ala.

La logica dietro l’ala obliqua è semplice sulla carta: a bassa velocità, l’ala resta perpendicolare alla fusoliera, garantendo portanza per decollo e atterraggio. All’aumentare della velocità, ruota fino quasi ad allinearsi con il corpo dell’aereo, riducendo la resistenza aerodinamica e trasformando il velivolo in un “dardo” capace di raggiungere Mach 5 (circa 6.000 km/h). Un simile mezzo potrebbe operare vicino allo spazio, a 30 chilometri di quota, aprendo scenari inediti nel campo della difesa.

Le ipotesi più suggestive parlano di un “drone madre” in grado di trasportare e rilasciare fino a 18 droni autonomi, progettati per attacchi mirati contro radar, comunicazioni e centri di comando. Il vantaggio militare sarebbe enorme: penetrare oltre le difese nemiche prima che queste abbiano il tempo di reagire, con la possibilità di rientrare autonomamente alla base.

Non mancano però gli ostacoli tecnici. L’albero centrale che consente all’ala di ruotare deve sopportare carichi di torsione e vibrazioni impressionanti. A Mach 5 la superficie esterna dell’aereo raggiunge temperature superiori ai 1.000 °C, mentre la parte interna resta più fredda, con rischi di fratture da dilatazione termica e problemi di lubrificazione. Per questo gli ingegneri stanno progettando sistemi ridondanti, sensori di stress in tempo reale e meccanismi di blocco d’emergenza in grado di fissare l’ala in posizione stabile in caso di guasto.

Se riuscisse a superare questi limiti, il progetto segnerebbe non solo il ritorno di un concetto visionario rimasto per decenni sulla carta, ma anche un salto in avanti nel settore dei velivoli ipersonici.