Dopo settimane di polemiche e critiche da parte degli utenti, Duolingo ha deciso di rivedere la propria posizione sull’uso estensivo dell’intelligenza artificiale nella propria piattaforma di apprendimento linguistico. Il CEO Luis von Ahn, che solo ad aprile aveva annunciato una decisa transizione verso un modello “AI-first”, ha recentemente attenuato i toni, spiegando che l’AI non sostituirà i dipendenti ma fungerà da strumento per migliorare il lavoro umano.
La svolta è arrivata dopo un’ondata di reazioni negative. Le dichiarazioni iniziali del CEO, che lasciavano intendere una progressiva eliminazione dei lavoratori a contratto in favore dell’AI, avevano sollevato malumori tra gli utenti e nell’opinione pubblica. “Smetteremo gradualmente di usare collaboratori esterni per compiti che l’AI può svolgere”, aveva affermato von Ahn, aggiungendo che la capacità di lavorare con l’intelligenza artificiale sarebbe diventata un criterio di valutazione annuale per i dipendenti e una condizione per nuove assunzioni.
Il discorso si era poi fatto ancora più spinto durante il podcast No Priors, dove von Ahn aveva ipotizzato una scuola trasformata dall’AI, con gli insegnanti relegati a un ruolo di supervisione, mentre la tecnologia si occupava delle lezioni. Le reazioni non si sono fatte attendere: un’ondata di commenti negativi ha travolto anche un tentativo di comunicazione tramite Instagram, dove il post aziendale è stato accolto con ironia e disapprovazione. “Sarà pure vecchia scuola, ma preferiamo che siano persone a insegnarci”, è stato il commento più apprezzato.
A gennaio, il primo segnale del cambiamento in atto era già evidente: circa il 10% dei collaboratori esterni di Duolingo erano stati licenziati proprio a causa dell’introduzione di strumenti automatizzati. Una scelta che, pur vantaggiosa dal punto di vista economico, ha avuto un costo reputazionale elevato.
Ora però, la posizione sembra più equilibrata. In un recente post su LinkedIn, von Ahn ha spiegato che l’AI sarà utilizzata per velocizzare i processi e migliorare la qualità complessiva del lavoro, ma senza tagliare posti di lavoro. “Continuiamo ad assumere con lo stesso ritmo di sempre”, ha scritto, ribadendo che l’obiettivo è affiancare l’intelligenza artificiale alle competenze umane, non rimpiazzarle.
Il caso Duolingo non è isolato e altre aziende stanno rivalutando l’entusiasmo iniziale per l’AI. Klarna, ad esempio, ha cominciato a riassumere personale umano dopo aver constatato che i chatbot utilizzati per il servizio clienti fornivano prestazioni inferiori rispetto agli operatori in carne e ossa. Anche in questo caso, la pressione degli utenti ha giocato un ruolo determinante.