Oggi, 9 settembre 2025, un creatore di mondi fantastici surreali se ne è andato.
La vita
Stefano Benni nasce a Bologna il 12 agosto 1947. Dopo studi classici non brillanti e tentativi universitari in diverse facoltà, si dedica alla scrittura. Inizia come attore e giornalista, collaborando con riviste, ma il suo primo successo arriva con Bar Sport (1976), scritto durante il servizio militare nei “Lupi di Toscana”.
Le sue opere
La sua bibliografia è vasta e sorprendentemente variegata. A partire dal celebre Bar Sport (1976), che lo ha reso noto per il suo umorismo pungente e i personaggi caricaturali, Benni ha saputo reinventarsi in ogni libro. Con Terra! (1983) ha firmato una delle sue satire più visionarie, ambientata in un futuro grottesco, mentre Baol (1990) ci ha portato in un mondo distopico dove la parola è una forma di ribellione. Opere come Saltatempo (2001) e Margherita Dolcevita (2005) mostrano invece il lato più poetico e malinconico del suo stile, dove la crescita personale si intreccia a riflessioni profonde sulla società. Tra le meno conosciute ma comunque amate dai fan, si trovano Stranalandia, un’enciclopedia di animali fantastici, e Elianto, un fantasy surreale ambientato in un’Italia alternativa. Ogni suo romanzo, è un mondo a sé, dove la realtà viene deformata, giocata, talvolta distrutta e poi ricostruita con fantasia, ironia e un linguaggio unico, capace di far ridere e pensare nello stesso momento. Ha anche esplorato generi ibridi: Stranalandia è una guida a creature immaginarie, Il bar sotto il mare una raccolta di racconti raccontati da personaggi improbabili. Altri titoli da non dimenticare: I Celestini (1992), ambientato in una scuola anarchica, Comici spaventati guerrieri (1986), Pane e tempesta (2009), Prendiluna (2017) e il suo ultimo romanzo Giura (2020), uno dei più intimi e politici. Le sue opere sono popolate da outsider, poeti, creature assurde e ribelli: ognuno con una voce che mescola satira, invenzione linguistica e tenerezza.
Premi & Riconoscimenti
Benni non ha mai cercato premi o visibilità. Era uno di quegli autori che si tenevano volutamente lontani dai riflettori, preferendo la coerenza alla mondanità. Eppure, proprio per questo, ha ricevuto nel tempo alcuni dei più importanti riconoscimenti della scena letteraria italiana. Nel 1999 vince il Premio Flaiano per la narrativa, un riconoscimento che celebra autori capaci di innovare il linguaggio e raccontare l’Italia con uno sguardo originale. In quel periodo, era già amatissimo, ma quel premio sancì anche da parte della critica ufficiale il valore della sua “voce fuori dal coro” (tipo di filosofia che condivido ) Gli viene poi assegnato il Premio Elsa Morante, destinato agli scrittori che sanno parlare a diverse generazioni. E in effetti, ha sempre avuto lettori giovanissimi, adolescenti e adulti, uniti dal gusto per la sua fantasia ribelle. Importante anche il Premio Andersen, il più importante riconoscimento italiano per la letteratura per ragazzi. Lo ottiene per Stranalandia, un libro a metà tra enciclopedia fantastica e fiaba satirica, amato da grandi e piccoli. Nel corso degli anni, riceve anche il Premio Città di Fiesole alla carriera, riservato ad autori che hanno inciso profondamente nel tessuto culturale del paese. Un tributo a tutta la sua opera: non solo narrativa, ma anche teatrale, giornalistica e poetica. Questi premi, pur mai ostentati da Benni, raccontano molto: la sua capacità di parlare a tutti, di mescolare ironia e impegno, fantasia e realtà, rendendolo uno dei pochissimi scrittori italiani apprezzati trasversalmente da lettori, critici e colleghi. E anche se avrebbe probabilmente risposto a tutto questo con una battuta ironica e un’alzata di spalle, i riconoscimenti ci ricordano quanto il suo stile libero, creativo, scomodo e tenero, bbia lasciato un segno profondo nella cultura italiana.
Tra fantasia, realtá e non solo!
Benni ha creato ambientazioni inventate, ma sempre legate a luoghi reali, soprattutto dell’Italia centrale e settentrionale. Nei suoi romanzi, la geografia è immaginaria, ma l’anima è italiana.
Montelfo, il paese dove si svolge Comici spaventati guerrieri, richiama i borghi dell’Appennino tosco-emiliano: un luogo fuori dal tempo, pieno di sagre, preti, vecchietti e stranezze. All’opposto, Baol, la città del romanzo omonimo, è una metropoli futuristica schiacciata dal potere dei media: non viene nominata, ma ricorda una Roma o Milano deformata e grottesca.
In Saltatempo, i boschi, i fiumi e i paesini attraversati da Lupetto si ispirano direttamente alla zona tra Bologna e Monghidoro, dove Benni ha vissuto: un paesaggio naturale e mitico, tra realtà e leggenda.
Benni ha inventato nomi e mappe, ma nei suoi romanzi si sente l’eco dell’Italia vera: città grandi e fredde, borghi pieni di memoria, periferie identiche ovunque. Mondi che sembrano assurdi… ma che, sotto sotto, conosciamo bene.
Margherita Dolcevita è ambientato in una periferia del Nord Italia, fatta di villette e ipocrisie: un non-luogo che può ricordare i sobborghi residenziali di Milano, Bergamo o Forlì. In Pane e tempesta, invece, i paesi attraversati dai personaggi ricordano quelli tra Toscana, Romagna ed Emilia, pieni di osterie, bar e umanità sognante.
La città dove si svolge La Compagnia dei Celestini è probabilmente una Bologna alternativa, vissuta attraverso il mondo dei ragazzi: campetti da gioco, palestre, pallastrada, tunnel e resistenza. Anche Felson, in Achille piè veloce, è una città moderna e grigia, forse Milano, vista però nella sua freddezza alienante.
Prendiluna ci porta a Biblohill, villaggio fantastico che richiama le colline bolognesi: un luogo sospeso dove vivono libri, gatti e ricordi. In Terra!, si sposta nello spazio, ma le sue città interplanetarie sembrano parodie dell’Italia contemporanea. E in Stranalandia costruisce un arcipelago assurdo e surreale, con nomi buffi e animali immaginari, prendendo spunto dalle vecchie mappe e dal gusto per la satira zoologica.