Ecco la nave che crea cemento dal suo fumo: una svolta green

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HDblog.it Jul 17, 2025 · 2 mins read
Ecco la nave che crea cemento dal suo fumo: una svolta green
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Nei mari del Mediterraneo sta navigando una nave che non si limita a trasportare il suo carico, ma lo produce durante il viaggio in un modo del tutto inaspettato. Si tratta della UBC Cork, una cementiera che, mentre solca le onde, cattura le proprie emissioni di anidride carbonica per trasformarle in calcare, uno degli ingredienti fondamentali per produrre nuovo cemento.

Sebbene possa sembra fantascientifico, si tratta in realtà del risultato di una tecnologia messa a punto dalla società londinese Seabound, che ha ideato un sistema di cattura del carbonio decisamente geniale. L'impianto viene installato direttamente sui motori a combustione esistenti delle navi, intercettando i gas di scarico prima che vengano rilasciati in atmosfera. La CO₂ viene quindi trasformata chimicamente in piccoli granuli solidi di carbonato di calcio, ovvero calcare.

Il viaggio della UBC Cork si concluderà in Norvegia, dove il calcare prodotto durante la navigazione verrà scaricato presso lo stabilimento a zero emissioni nette di Heidelberg Materials, a Brevik. Qui, il materiale ricavato dall'inquinamento verrà impiegato per fabbricare altro cemento, chiudendo un cerchio virtuoso che unisce due settori industriali notoriamente difficili da decarbonizzare. Si tratta di un passo avanti significativo, se consideriamo il peso ambientale di queste due industrie.

Il trasporto marittimo globale è responsabile di circa il 3% delle emissioni totali di carbonio, mentre la produzione di cemento arriva a contribuire per un impressionante 8%. Affrontare queste emissioni è una sfida complessa: per le navi, le batterie attuali non hanno una densità energetica sufficiente per garantire le lunghe traversate oceaniche, mentre nel caso del cemento, la reazione chimica stessa per produrre il legante più comune, il Portland, rilascia inevitabilmente anidride carbonica, senza contare i combustibili fossili usati per alimentare il processo.

L'urgenza di trovare soluzioni è accentuata anche dalle normative internazionali. L'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha infatti imposto agli armatori di ridurre le emissioni di gas serra del 30% entro il prossimo decennio e del 65% entro il 2040. In questo contesto, l'approccio di Seabound si rivela particolarmente interessante.

A differenza di altre tecnologie promettenti, come i motori ad ammoniaca proposti da aziende come Amogy, che richiederebbero una sostituzione completa o una profonda revisione dei sistemi di propulsione delle navi, la soluzione di Seabound è un "retrofit". Può cioè essere aggiunta alle flotte esistenti senza stravolgimenti radicali, rendendola un'opzione più rapida ed economicamente accessibile.

Per Heidelberg Materials, adottare questa tecnologia significa poter abbattere le emissioni derivanti non solo dalla produzione, ma anche dal trasporto del proprio materiale, dimostrando ancora una volta come l'innovazione possa trasformare un problema in una risorsa preziosa.


Crediti immagine testata: Trondheim Havn