In una vicenda che ormai mescola alta tecnologia, politica internazionale e problematiche legali di varia natura, è emerso un dettaglio fondamentale che spiega come mai TikTok sia ancora accessibile sugli store digitali di Apple e Google, nonostante una legge statunitense ne imponesse di fatto la messa al bando. La chiave di volta risiede in una serie di lettere ufficiali inviate dal Dipartimento di Giustizia americano ai giganti della tecnologia, il cui contenuto è stato finalmente reso pubblico grazie a una richiesta basata sul Freedom of Information Act, la normativa che garantisce l'accesso agli atti della pubblica amministrazione.
Queste comunicazioni, finora solo ipotizzate ma mai lette, rappresentano una vera e propria rassicurazione formale per aziende come Google, Apple, Amazon, Microsoft e molte altre. Nelle lettere, il Procuratore Generale Pam Bondi e il suo predecessore, James McHenry III, hanno messo nero su bianco una promessa cruciale: le compagnie sarebbero state sollevate da ogni responsabilità legale derivante dalla violazione del "Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act". Questa legge, pensata per costringere la società madre cinese di TikTok, ByteDance, a cedere le sue attività statunitensi per motivi di sicurezza nazionale, prevedeva multe astronomiche per le piattaforme che avessero continuato a distribuire o supportare l'applicazione.
Il Dipartimento di Giustizia si è spinto anche oltre, impegnandosi a intervenire attivamente qualora qualsiasi altro soggetto avesse tentato di far valere le sanzioni contro le aziende tecnologiche. La promessa includeva il deposito di memorie legali (amicus briefs) e persino un "intervento diretto nel contenzioso" per difendere la posizione delle società che avessero mantenuto TikTok online. Le prime lettere sarebbero partite già il 30 gennaio, appena dieci giorni dopo la firma di un ordine esecutivo da parte del Presidente Trump che sospendeva l'applicazione della legge. Un secondo ciclo di comunicazioni, firmate da Bondi, è stato inviato ad aprile, in concomitanza con un'ulteriore estensione del rinvio.
A ricevere queste garanzie non sono stati solo i gestori degli app store, ma un'ampia platea di attori del settore tecnologico, tra cui fornitori di servizi di cloud hosting come Amazon, Microsoft e Oracle, e persino operatori di telecomunicazioni come T-Mobile. L'elenco completo dei destinatari include anche Akamai Technologies, Digital Realty Trust, Fastly e LG Electronics USA. Nel frattempo, la matassa non si è ancora dipanata del tutto. Trump ha concesso una terza proroga, che scadrà a metà settembre, mentre le trattative per una vendita di TikTok da parte di ByteDance a un proprietario non cinese sembrano essere ancora in corso, lasciando il futuro della popolare piattaforma di video avvolto in un'incertezza strategica.